Un toro solitario e instancabile rimane in attesa sotto il sole cocente, mentre un uomo si tuffa nelle oscure profondità del proprio essere, nel comune tentativo di sconfiggere la morte: è la trama di "
Asterion", nuovo progetto breve (meno di 15 minuti di durata) di
Francesco Montagner, lo scorso anno vincente a Locarno con il suo documentario "
Brotherhood" e oggi selezionato in Pardi di Domani: Concorso Corti d'Autore.
Completamente muto e girato in pellicola, come omaggio al cinema sperimentale e in particolare a
Stan Brakhage ("
Ho usato una Bolex per girarlo, la camera per eccellenza di quell'epoca, ancora molto usata oggi da un certo tipo di autori", ci ha spiegato Montagner), "Asterion" nasce dalla lettura di un racconto di Jorge Luis Borges, "La casa di Asterione", e si muove intorno al mondo delle corride.
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Non è una visione facile, me ne rendo conto, ma mi piace lavorare su cose di nicchia, un po' particolari", prosegue il regista. "
E' una sorta di rivisitazione del mito del minotauro, volevo raccontare un ribaltamento della mascolinità: per me è stato come ricollegarmi al mito, al mondo antico. Ho pensato fosse interessante avvicinare il mondo del documentario alla tassidermia taurina (una pratica ancora attiva in Spagna dopo ogni corrida) per iniziare questo discorso. Il toro ha rappresentato a lungo l'aggressività del maschio, l'uomo ha cercato di impossessarsene per secoli ma forse ora le cose stanno cambiando, quell'era sta forse volgendo al termine".
Protagonista del film è il tassidermista
Jose Luis Martin Moro ("
Una vera star nel suo campo, lavora con tutti i migliori toreri del mondo"), alle prese con un corpo animale che viene misurato, studiato, lavorato (le immagini possono essere difficili da sostenere, meglio saperlo prima). "
Mi volevo slegare dal mondo della corrida, non mi interessava raccontarlo", prosegue Montagner. "
E' stato complesso entrare nel mondo della tauromachia, un po' come era stato complicato nel mio progetto precedente entrare in fiducia con i miei protagonisti. La tassidermia affronta la morte per ridarle in qualche modo vita".
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Ho voluto astrarmi dal contesto della corrida per creare un racconto più ambiguo e più astratto sulla vita e la morte. Asterion è un poema visivo, l'ho lasciato muto per rispetto delle immagini e della tradizione di certo cinema sperimentale: le immagini devono parlare da sole, questo tipo di lavoro penso funzioni meglio senza suono. Sono orgoglioso di essere qui a Locarno con questa opera particolare, ringrazio gli organizzatori per questa occasione".
Tre opere realizzate finora in carriera, da "Animata resistenza" a "Brotherhood" e oggi ad "Asterion". "
Se c'è un filo che le lega? Seppur in forma completamente diversa, affrontano tutte alcuni temi a me cari, dalla mascolinità tossica al mondo rurale, oltre al rapporto con l'animale (in questo caso con il corpo dell'animale). Stavolta lo faccio in modo più sperimentale e meno narrativo, ma io vedo chiara questa continuità".
08/08/2022, 16:00
Carlo Griseri