Fondazione Fare Cinema
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Note di regia di "Non Dirlo a Nessuno"


Note di regia di
Una storia vera
I fatti raccontati in “Non dirlo a nessuno” sono successi veramente al 98%.
Ho conosciuto un Leonardo e un Tommaso anche nella vita reale, anche se i loro nomi non sono questi. Posso assicurarvi che avrei talmente tante storie da raccontarvi su di loro che basterebbero per una serie di sei stagioni!

La scelta del cast ha seguito due percorsi paralleli: da un lato il metodo tradizionale di casting attraverso le agenzie di rappresentanza, dall’altro il casting online attraverso il coinvolgimento di volti con una grande capacità di comunicare al target di riferimento. La Generazione Z ha un modo tutto suo di fruire i contenuti, per questo motivo avevamo bisogno che la storia fosse interpretata da un cast di attori che avessero davvero qualcosa in comune con i personaggi che interpretavano. Michelangelo Vizzini e Francesco Bertoli e Federica Carta sono molto amici anche nella vita reale, è stato facile trovare l’equilibrio e contaminare i personaggi del film con le loro personalità. Il web è davvero pieno di talenti, e la cosa bella di lavorare con molti di loro è la spontaneità con cui si pongono davanti alla macchina da presa e la loro consapevolezza di cosa piace o meno alla loro fanbase. Un bagaglio esperienziale che ha avvantaggiato la nostra produzione. Il fatto che molti di loro siano nella vita cantanti e creator, dimostra quanto la generazione Z abbia una grandissima sensibilità artistica.

“Non dirlo a nessuno” è un viaggio attraverso la Milano notturna, a partire dalle zone della periferia Sud, fino ad arrivare all’Arco della Pace, passando per tanti luoghi simbolo della città. E come ogni viaggio porta con se’ la crescita di chi lo affronta. È un viaggio sia fisico che psicologico. Milano è una città meravigliosa, che ho voluto mostrare il più possibile!

La musica è mia compagna di vita sin da quando ero piccolo, per questo ho voluto che fosse compagna anche nel viaggio di Leo e Tom. Ho cercato e coinvolto gli artisti più adatti a scandire la progressione degli eventi. Iniziando da Drama: il suo animo trap-pop e la freschezza delle parole di un ragazzo del 2002 che vive davvero nella periferia di Milano, sono elementi perfetti per l’inizio del film; La vocalità straordinaria di Virginio accompagna il primo momento di “apertura” del film, quando i personaggi superano la prima grande difficoltà e si avvicinano; Madh e il suo mondo elettronico per il momento di rottura e la caduta di Leo; Marla con la sua voce dark e penetrante per il “big reveal” ovvero la scena in cui tutti i tasselli del puzzle vanno al loro posto. Infine un brano pop rock di Francesco Bertoli in pieno stile primi anni duemila che chiude il film. Un lavoro di squadra coordinato insieme al compositore Tobia Seegatz, che sono orgoglioso di avere nel team di Red Private. I singoli saranno tutti disponibili negli store digitali all’ uscita delfilm. “Non dirlo a nessuno” sarà invece disponibile già dal 7 settembre 2022.

Scrivere “Non dirlo a nessuno” è stato un salto indietro nel tempo ai primi anni 2000, quando aspettavo che Italia Uno trasmettesse uno dei miei teen drama preferiti. Ho preso a piene mani da quel genere, non rinunciando a qualche citazione/omaggio evidenti. La fortuna di produrre il proprio film è il non avere limiti creativi. Non voglio svelare qui le citazioni, dovrete trovarle vedendo il film. Visivamente mi sono ispirato al look degli anni ’80 sia in termini di fotografia sporca, imprecisa, sgranata che di costumi.

Per me l’elemento fondamentale di questo film sono i dialoghi. Il film è una lunga ed emozionante chiacchierata in cui i protagonisti si raccontano l’un l’altro. Una cosa che mi è capitata tante volte quando vivevo a Roma, conoscere persone per le vie del centro nelle notti estive e stare con loro fino all’alba raccontandomi e ascoltando le loro storie.

Il tema che fa da sfondo alle vicende in “Non dirlo a nessuno” è il “tempo”. Il concetto di “tempo” con la pandemia è diventato quantomai centrale nelle nostre vite. Il tempo che si dilatava all’infinito durante il primo lockdown, il tempo passato nelle quarantene aspettando il tampone negativo, il poco tempo rimasto per stare insieme ai nostri cari prima che il Covid se li portasse via. Per me, la parola “tempo” ha assunto un significato particolare da un po’ prima, quando la sera di Natale del 2018 mia madre se ne è andata improvvisamente. Da un momento all’altro il tempo per lei era finito e per me quello di stare con lei. Da quel momento in poi per me il “tempo” è diventato una specie di ossessione, non sempre negativa, che sicuramente ha aiutato alla realizzazione di questo film. Quando va via una persona così vicino a te, capisci che il tempo a nostra disposizione non è poi infinito come si pensa, e che bisogna viverlo nel modo migliore possibile. Il “tempo” è il fil rouge che fa da collante alle vicende: personaggi che devono cambiare la loro vita “nel tempo” di una notte. Leonardo, che vive male la sua vita facendo un lavoro che non gli piace, è bloccato sentimentalmente, spaventato del cambiamento; Tom, che non vuole perdere tempo e fa di tutto per costruirsi la vita che vuole, andando contro chi gli mette i bastoni tra le ruote, sempre a testa alta; Una delle mie scene preferite arriva verso la fine del film, una scena in cui ho potuto parlare attraverso il mio personaggio più di quanto fatto nel resto del film. La scena è quella in cui Leonardo, anche lui orfano di madre, racconta di non aver avuto il tempo di confessarle qualcosa di davvero importante per lui. Ho scritto quella scena riflettendo sull’importanza occasioni che perdiamo per dedicarci a cose, che ci sembrano importanti, ma che in realtà non lo sono affatto.

Includere è la cosa più bella del mondo ed è alla base della nostra filosofia in Red Private. Per noi è importante raccontare storie di inclusività nel modo più naturale possibile. Odio la parola ‘diversità’. Al cinema e in tv bisogna raccontare storie che abbiano a che fare con chi fatica a trovare spazio e serenità nel mondo: donne, persone di colore, con disabilità, e Lgbtq. Bisogna “normalizzare”. È giusto che ognuno di noi possa guardare un film e vedersi rappresentato degnamente. Ed è giusto che le persone attorno a noi imparino a non isolare ma a includere anche attraverso i film. I tanti anni passati a produrre contenuti sul web e in tv destinati ai ragazzi mi hanno insegnato la responsabilità che abbiamo noi comunicatori. Gli influencer così come gli attori hanno il potere di arrivare in pochi istanti a centinaia di migliaia di persone e i messaggi che mandano devono essere educativi.

Alessio Russo