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Note di regia de "Il principe di Roma"


Note di regia de
Ho sempre voluto fare un film ambientato nella Roma del Papa Re. Questo desiderio ha origine nella mia infanzia quando, in una lontana estate di tanti anni fa, mia madre mi portò in un’arena a vedere Nell’anno del Signore di Luigi Magni. Proprio dalla visione di quel film così evocativo è nata in me una passione per la storia e le tradizioni della mia città, che ancora oggi non mi ha mai abbandonato. Avevo però bisogno di trovare un’idea giusta per far rivivere quel mondo così particolare, senza dover rinunciare a trattare temi universali, come ho sempre cercato di fare nelle mie regie precedenti. E quest’idea l’ho trovata in un grande classico della letteratura: “Il Canto di Natale” di Charles Dickens. Tutto parte da una domanda paradossale: e se l’odioso Scrooge invece di vivere a Londra nell’Ottocento, fosse vissuto nello stesso periodo a Roma? Partendo da questo spunto iniziale, via via si è sviluppata la storia del Principe di Roma che nel tempo ha acquistato sempre più un’identità autonoma. Tolto il Natale con i suoi regali, eliminato il vecchio Scrooge con la sua proverbiale avarizia, sono nate situazioni, personaggi e sviluppi assolutamente originali rispetto all’universo dickensiano. In compenso sono rimasti i fantasmi. Ma non sono più quelli classici del Natale passato, presente e futuro, bensì fantasmi “storici” come Beatrice Cenci, Giordano Bruno e Papa Borgia. Presenze misteriose che secondo la tradizione continuano a vagare da secoli lungo le strade della città eterna e che guideranno il nostro protagonista in un percorso straordinario attraverso la sua vita. Un viaggio che pur essendo assolutamente personale, alla fine parla a tutti noi. La condizione umana, il tempo con il suo scorrere inesorabile, le conseguenze di ogni nostra azione, gli affetti e la memoria, sono solo alcuni dei temi affrontati, senza però mai rinunciare al sorriso e al divertimento. In questa nuova avventura mi è stato ancora una volta compagno fedele Marco Giallini, a cui ormai sono legato da un rapporto profondo che esula da quello lavorativo. E accanto a lui attori generosi e appassionati come Giulia Bevilacqua, Sergio Rubini, Filippo Timi, Giuseppe Battiston, Denise Tantucci, Andrea Sartoretti, Antonio Bannò, Liliana Bottone e Massimo De Lorenzo. Li voglio citare tutti, perché a loro va la mia più grande riconoscenza. Per concludere un’ultima considerazione. Nello sviluppo della sceneggiatura, ma ancor più nella realizzazione del film, mi sono basato totalmente sulle numerose fonti d’epoca. In primis ovviamente sui sonetti del Belli, miniera inesauribile di lingua, curiosità e tradizioni popolari. Poi, per la ricostruzione iconografica, sulle stampe del Pinelli e sulle litografie di Thomas, istantanee meravigliose di un tempo che non c’è più, ma che ancora vive nella nostra memoria. Tutto con l’obiettivo di non perdere mai di vista un approccio realistico e rigorosamente storico. Il modo migliore, secondo me, per raccontare una favola senza tempo.

Edoardo Falcone