Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri
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FILMMAKER 42 - Dal 18 al 28 novembre


All'Arcobaleno Film Center, Cineteca Milano Arlecchino e Mic, Sala Gregorianum, Meet Digital Culture Center e Università degli Studi di Milano.


FILMMAKER 42 - Dal 18 al 28 novembre
Al via l’edizione 2022 di FILMMAKER FESTIVAL. Dal 18 al 28 novembre, proiezioni, incontri, Q&A con le autrici e con gli autori, masterclass. Ecologia, ambiente, migrazioni, lavoro, conflitti, storie intime, folgorazioni, il sentimento del nostro tempo e le nuove frontiere del cinema.

Al centro della manifestazione il documentario e più in generale il cinema “di ricerca”, una identità riconoscibile che fa di Filmmaker un punto di riferimento certo per chi vuole scoprire nuovi autori, nuove forme del cinema, nuove relazioni col pubblico.

Ecco le sezioni in cui si articola il programma: Concorso Internazionale, Concorso Prospettive, Fuori concorso, Fuori Formato, Teatro Sconfinato, Filmmaker Expanded, Retrospettiva Ruth Beckermann, l'immagine della parola, che presenta per la prima volta in Italia l'opera completa della regista austriaca, a cui si aggiungono il premio Gradi di libertà, il primo dedicato alla VR italiana, l'omaggio a Zelemir Zilnik, la masterclass di Béla Tarr, per un totale di 78 titoli provenienti da 20 paesi di cui 25 prime mondiali, 16 italiane.

FILM DI APERTURA

L'apertura di Filmmaker 2022 è affidata a Sergei Loznitsa, uno degli sguardi più radicali del cinema contemporaneo che, dopo aver ricostruito (e decostruito) attraverso i materiali d'archivio, i riti dell'Unione Sovietica stalinista (The Trial; State Funeral), con The Natural History of Destruction, ispirato da W.G. Sebald, allarga lo sguardo alla Seconda guerra mondiale. Visioni notturne di città britanniche e tedesche, folle, individui, aerei, leader politici, nessuna introduzione, voce narrante o spiegazione a rassicurare lo spettatore, che è chiamato invece a un esercizio di igiene mentale: concentrarsi sul destino delle popolazioni che diventano l'obiettivo della strategia militare. Un lavoro inevitabilmente destinato a risuonare di una ulteriore, inattesa e tragica potenza in queste ore del presente.
Il film, in anteprima italiana, è parte del Concorso internazionale

CONCORSO INTERNAZIONALE

Filmmaker si è sempre posto come un'immagine dei tempi, tra sguardi al passato, sguardi al presente, sguardi al futuro. Vocazione a cui non rinuncia nemmeno quest'anno, azzardando accostamenti impensabili (e proprio per questo genuinamente elettrizzanti) e giocando liberamente con formati e misure.

Dalla “fantasia musicale” queer di Fogo Fatuo di João Pedro Rodrigues, irresistibile ed eccentrico concentrato di humor e eros che crea un'altra immagine del reale, quella del nostro desiderio, si passa alle monumentali quattro ore in bianco e nero di Nuit obscure – Feuillets sauvages di Sylvain George, epopea di migranti in quel non-luogo liminale che è l’enclave di Melilla, e quindi agli ipnotici 20 minuti di Hardly Working del collettivo austriaco Total Refusal, provocatorio pamphlet anticapitalista realizzato all’interno di un videogioco. Il concetto stesso di cinema del reale viene sfidato apertamente da Europe di Philip Scheffner, potente film politico che parla di immigrazione e destini umani giocando sul confine fra visibile e invisibile, documentario e finzione.
Un atto d’amore e un’ode alla vita si schiudono nella meraviglia di On a eu la journée, bonsoir che Narimane Mani dedica al compagno scomparso, il pittore Michel Hass: il racconto intimo di un universo poetico e quotidiano che fa vibrare corde universali. La prima persona “collettiva” caratterizza anche Balkanica di Marianna Schivardi, ritorno della regista nei luoghi della ex-Jugoslavia e tra le sue immagini girate lì dagli anni novanta in poi che si fa riflessione su di sé e testimonianza del potere del cinema. Gli archivi – questa volta istituzionali - sono il punto di partenza per Paradiso, XXXI, 108 di Kamal Aljafari, in cui il regista palestinese, già premiato a Filmmaker 2020, continua l’esplorazione dei temi fondanti della sua opera: la memoria, il trauma, l’insensatezza del conflitto utilizzando con ironia le immagini dell'esercito israeliano.
Infine il viaggio come dispositivo e presa di posizione formale e morale. Tara del duo italo-tedesco Volker Sattel e Francesca Bertin ci porta lungo le rive dell’omonimo fiume alla periferia di Taranto, alla scoperta di un territorio in cui mito arcaico e quello moderno del progresso convivono e collidono. Ecologia, ambiente, distruzione del pianeta, desideri lasciando il “mostro” dell'Ilva fuoricampo. Americana la prospettiva di James Benning che in The United States of America ci realizza un film on the road pensato come una collezione di immagini statiche, una per stato, che compone un mosaico con sorpresa finale dell’America di oggi.

CONCORSO PROSPETTIVE

La sezione Prospettive, dedicata a registe e registi italiani under 35, nasce da una doppia scommessa: il desiderio di intercettare quanto deve ancora accadere e di creare un momento di incontro e di scontro tra visioni e punti di vista desiderosi di mettersi in gioco.

Se l'esperienza della pandemia aveva caratterizzato con prepotenza i lavori degli ultimi due anni, oggi il panorama ha assunto forme più suggerite e astratte, come testimonia la frequente scelta degli interni domestici resi teatro per un confronto col mondo. È da qui che parte Giulia Olivieri in Ctrl+Z, di cui sono protagonisti alcuni giovani Hikikomori, le persone che hanno scelto chiudersi nelle proprie case delegando alla tecnologia ogni relazione. La regista prova a cercare le sue risposte allestendo il set del film tra le mura del suo appartamento per vivere la condizione dei suoi personaggi.
La parola “casa” è stata scelta nel titolo da Rebecca Grigore, nel suo Acasa, dove gli archivi famigliari dei genitori immigrati in Italia si mescolano alle voci del presente.
Un gioco di specchi di luoghi virtuali e reali è Ama Osa di Marija Stefānija Linuža, la cui protagonista è una giovanissima artista e performer che guadagna facendo dirette su Onlyfans. L'elemento performativo negli spazi della propria abitazione accompagna Aura Ghezzi in Attraversando “Strada a senso unico” - Viaggio intorno alla casa della mia vita, un “vagabondaggio” tra gli oggetti e le tracce del quotidiano nelle proprie stanze seguendo il flusso delle parole. E se gli stati d'animo del presente si manifestano in una fusione col paesaggio, il bosco tropicale che abita i sogni dei tre protagonisti in Le Grand rêve di Irene Dorigotti, o la natura che circonda il personaggio in Racconto di Giulio Melani, è il corpo stesso a restituire una geografia reale o immaginaria del tempo. Elsa Sohlberg in Dog Bite Horse Kick indugia senza pudore alla ricerca di segni del vissuto, mentre Federica Zotti “gioca” con la percezione dello spettatore nel malizioso (e innocente) Ahe Geo.
Controcampo della casa, la città ritorna in diversi lavori in forma di dispositivo col quale “inquadrare” il reale. È la Milano di Samir, protagonista del film di Elettra Gallone Incontrando Samir la sera, un senzatetto il cui sguardo restituisce una metropoli segreta. O quella nella vita del Condominio N°IMX172 colta da un unico punto di osservazione da Gaia Longobardi seguendo il ritmo di una giornata. È invece Palermo che Lettere da Borgonuovo di Matteo Di Fiore esplora a partire dal quartiere dove è cresciuto.
Di fronte alla tecnologia che sembra avere annullato ogni distanza, il viaggio diviene la dimensione in cui mettere alla prova le proprie immagini. Con la distanza si confronta Alberto Diana nel suo Cartas urgente per la Colombia, quasi una corrispondenza coi suoi amici che in Colombia lottano per la democrazia. Andrea De Fusco in Shambala mette in scena il tentativo di montare un film con le immagini girate da un amico in viaggio in Tibet e, chiedendosi se l'altrove possa ancora sorprenderci, si produce in una acuta revisione critica dell'orientalismo novecentesco.
Le storie personali che divengono guida per una narrazione collettiva animano Happy New Year, Jim di Andrea Gatopoulos, dove i gamer vivono un’eccentrica solitudine digitale, e Tatiana, ritratto di un’artista russa che vive a Milano, il cui vissuto e l'opera filmati da Emma Onesti restituiscono la storia del suo paese.
Le parole del poeta Milo De Angelis, che ha attraversato per anni le vie di Milano su un filobus dalla sua casa alla Bovisasca fino al Carcere di Opera, dove insegnava, sono alla base del lavoro di quattro giovani autori della Scuola Civica di Milano, Samuele Fassina, Cosimo Iannunzio, Giulia Oglialoro e Hedda Paljak, per dare vita a L’oceano intorno a Milano, cartografia poetica dell'urbano.

Tre i titoli Fuori Concorso: Piccolo sonno di Federico Frefel, dove un quartiere in quarantena viene risvegliato dai suoni inquieti delle frequenze radio captate da un radioamatore, La force di Alberto Baroni, una corrispondenza misteriosa di immagini e parole che si sfiorano e si accarezzano in un viaggio in oriente che pare solo immaginato, e Rumore di Luana Giardino dove la dimensione performativa ritorna in una forma mediata con i vincoli del 16mm che costringono creativamente un gesto artistico sullo sfondo di un incantevole scenario alpino.

FUORI CONCORSO

Sei i percorsi Fuori Concorso di questa edizione.
Tre maestri: Frederick Wiseman, tra i massimi cineasti viventi, già vincitore del Leone d'oro e dell'Oscar alla carriera, con Un couple presentato in concorso alla Mostra di Venezia, mette in scena in un magnifico giardino lungo le scogliere le lettere che Sofia Tolstaja scriveva al marito Lev Tolstoj affidandone l'interpretazione all'attrice Nathalie Boutefeu. La ricostruzione di un amore tumultuoso, ormai finito, la disperazione furiosa della donna che ha sacrificato alla fama del marito le proprie ambizioni artistiche, il rimpianto, la nostalgia, la rabbia si perdono in una natura bellissima, rigogliosa e indifferente.

Jean Luc Godard e Ebrahim Golestan, il regista a cui si deve il cinema moderno incontra l'iniziatore, negli anni '60, del cinema d'autore iraniano. Creata dalla regista Mitra Farahani, amica di entrambi, la loro corrispondenza colma la distanza e, come solo il cinema sa fare, intesse una relazione complessa, piena di pensieri, libri letti e film visti. A vendredi, Robinson restituisce due visioni inconciliabili dell'arte combinate con una vicinanza che passa per la vita, la vecchiaia, la fragilità della solitudine.

Gli anni Settanta italiani affrontati da due prospettive opposte sono al centro di When There is No More Music to Write, and Other Roman Stories, il nuovo film di Eric Baudelaire, e L’irriducibile firmato da Morgan Menegazzo e Mariachiara Pernisa.
A guidare Eric Baudaleire nella Roma di quell'epoca è Alvin Curran, compositore, musicista, che con la sua ricerca ha rifondato la musica contemporanea: una rivoluzione dell'arte e della sperimentazione opposta a quella della violenza. Il racconto di Curran si intreccia a altre “storie romane”: le immagini della regista femminista Annabella Miscuglio, la testimonianza del fioraio che aveva il banco dove le Brigate rosse rapirono Aldo Moro.
È invece una riflessione sugli anni di piombo a partire dall’eversione nera L’irriducibile di Morgan Menegazzo e Mariachiara Pernisa. I due autori si confrontano con uno dei protagonisti di quella stagione, Vincenzo Vinciguerra, militante di Avanguardia Nazionale e Ordine Nuovo, condannato all’ergastolo in seguito alla strage di Peteano del 31 maggio 1972. Nel carcere di Opera Vinciguerra continua la sua battaglia contro lo Stato in nome della propria “verità storica”.

L'Italia tra passato e presente unisce i due film scelti per la chiusura mettendo insieme anche quattro registi delle nuove generazioni del nostro cinema.
Il posto di Mattia Colombo e Gianluca Matarrese è un road movie sulle tracce degli aspiranti operatori sanitari che ogni mese partono dal Sud Italia verso il Nord con il miraggio del “posto fisso”. Sono i pendolari dei concorsi pubblici che con ostinazione rincorrono l’idea di un lavoro stabile per programmare una nuova vita. Ma il Covid sconvolge equilibri già precari.
Massimo d’Anolfi e Martina Parenti realizzano un omaggio all’architetto, urbanista, pittore, fotografo Piero Bottoni. A partire dai documenti conservati alla Cineteca di Milano, i registi ci guidano alla scoperta di un artista poliedrico nella realizzazione del suo progetto più ambizioso: la costruzione del Monte Stella, la montagna di Milano, fatta con le macerie della seconda guerra mondiale e simbolo di un'utopia che univa essere umano, civiltà, spazio abitativo. È Una giornata nell’archivio di Piero Bottoni.

RETROSPETTIVA RUTH BECKERMANN, L'IMMAGINE DELLA PAROLA

È dedicata a Ruth Beckermann (Vienna, 1952) la nuova – e la prima completa per l’Italia - retrospettiva di Filmmaker realizzata con il sostegno del Forum Austriaco di Cultura. In programma diciassette titoli, tra corti e lungometraggi girati dagli anni Settanta a oggi, e un incontro con gli studenti della Civica Scuola di Cinema “Luchino Visconti” lunedì 21 novembre.

Viaggiatrice tra la Mitteleuropa, l’Oriente e l’America, nome di punta del Nuovo Cinema Austriaco, premiata e omaggiata in tutto il mondo, Beckermann indaga la relazione della società europea e americana con l'ebraismo della diaspora, la narrazione della donna, le inquietudini del pianeta, in un rapporto costante tra dimensione privata e collettiva, con un linguaggio cinematografico sempre inventivo, vivo, e uno sguardo colto ma anche ironico e leggero.

Una poetica che è già presente sin dai primi lavori nella Vienna degli anni Settanta quando, con Arena besetzt (1977), documenta le battaglie in un centro culturale della città, raccontando di un'utopia e della sua fine e realizzando allo stesso tempo un saggio sul cinema politico.
O quando, negli anni Ottanta, filma tra le strade di Vienna le proteste delle giovani generazioni contro l'elezione di Kurt Waldheim alla presidenza, raccogliendo materiali che torneranno in forma di archivio in Waldheims Waltzer, il suo lungometraggio che l'Austria ha candidato agli Oscar nel 2019 nella categoria del miglior film internazionale.

Una continua ricerca sulla memoria, tra documentario e finzione, dal particolare all’universale che si sviluppa in opere come Homemad(e) (2001), il Novecento visto dalle chiacchiere ai tavoli di un bar del suo quartiere, Those Who Go, Those Who Stay (2013), un saggio sulle migrazioni volontarie e involontarie attraverso l'Europa, e Die Geträumten – The Dreamed Ones (vincitore di Filmmaker 2016) in cui racconta la relazione tra Paul Celan e Ingeborg Bachmann attraverso la loro corrispondenza. E ancora, il road movie American Passage (2011), girato a Harlem dopo la crisi finanziaria del 2008 e l'elezione di Obama primo presidente african-american della storia, l’incursione nel colonialismo alla ricerca dei legami tra Oriente e Occidente di Ein flüchtiger Zug nach dem Orient (1999), e la messa in scena della parola, a partire da un piccolo classico della letteratura libertina come Mutzenbacher di Felix Salten, che si traduce in un’originalissima e divertente interrogazione della mascolinità. Mutzenbacher ha esordito nel febbraio 2022 alla Berlinale, dove ha vinto il premio nella sezione Encounters, e verrà presentato a Filmmaker in anteprima italiana.

Dopo Milano, grazie alla collaborazione con Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia e Sicilia Queer filmfest, Ruth Beckermann sarà anche a Roma (dal 21 al 24 novembre al Cinema Troisi) e Palermo (l’1 e il 2 dicembre al Cinema Vittorio De Seta), protagonista di due masterclass e per accompagnare la proiezione dei suoi tre film più recenti.

FILMMAKER MODERNS

Tre i “moderns” a cui Filmmaker dedica quest'anno la sua attenzione.
Maestro riconosciuto del cinema moderno Béla Tarr, sarà a Milano con una masterclass e la proiezione di uno dei suoi film più belli, Le armonie di Werckmeister (2000). “Facendo parte di questo mondo vedi alcune cose, le trasformi dentro te stesso e poi provi a condividerle con altre persone. Il film deve essere personale e onesto”. È questo per Bela Tarr il senso del fare cinema. Nella masterclass – giovedì 24 novembre, alla Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti (Viale Fulvio Testi, 121) dalle 14.30 alle 16.30, ingresso aperto al pubblico – saranno ripercorsi e approfonditi i metodi, la visione e le tecniche di lavoro che sono alla base di capolavori quali Perdizione e Il cavallo di Torino.
La sera Bela Tarr sarà in sala a introdurre Le armonie di Werckmeister, tratto da Melancolia della resistenza di László Krasznahorkai: un villaggio nella piana ungherese, l'apocalisse e un circo con una balena.

Tra i registi dell'Onda nera, il censuratissimo movimento che rivoluzionò il cinema della ex-Jugoslavia negli anni Sessanta e Settanta, vincitore dell'Orso d'oro a Berlino nel 1969 con Opere giovanili, Zelemir Zilnik presenterà Marble Ass (1995), premiato con un Teddy Award alla Berlinale.
La storia di Marlyn, una persona trans “che cerca di portare la pace giocando con molti ragazzi serbi”. Girato durante la guerra dei Balcani, ne racconta le assurdità celebrando le vite della comunità Lgbtq+ nella ex-Jugoslavia. Un ritorno speciale a Milano quello del regista di Novi Sad dove era intervenuto nel 1998 a una rassegna dedicata al Sessantotto del cinema e poi a Filmmaker con Kenedi Goes Back Home. L'incontro con Zilnik sarà introdotto da Jurj Medem, curatore del Filmmuseum di Vienna.

Infine, una nuova esplorazione dell'universo di Francesco Ballo, regista, critico e studioso di Buster Keaton, con cinque nuovi Esperimenti, brevi variazioni su Milano, i suoi edifici e il cinema che li trasforma.


FUORI FORMATO - MARK RAPPAPORT: IL CINEMA TRA PARENTESI

Realizzato in collaborazione con i festival Sicilia Queer di Palermo e I Mille Occhi di Trieste, il programma Mark Rappaport: il cinema tra parentesi celebra il regista americano, autore di sorprendenti quanto sottovalutate narrazioni sperimentali tra gli anni Settanta e Ottanta, concentrandosi sulla sua seconda vita di critico, narratore cinefilo e pioniere di quel che oggi si definisce video-saggio, ovvero una forma di critica cinematografica realizzata attraverso il montaggio e il commento di immagini pre-esistenti.

Dai primi anni Novanta, Rappaport (Brooklyn, 1942) ha coltivato questa pratica per investigare la storia del cinema classico, scompaginando canoni e recuperando note a margine dimenticate. Le sue “false autobiografie” raccontano le vite immaginarie e reali di icone complesse e problematiche come Rock Hudson e Jean Seberg o le misconosciute incarnazioni di figure di secondo piano come Marcel Dalio e Turhan Bey.

Muovendosi tra gossip e minuzie della messinscena, tra i capricci dello star system e l'impatto dei grandi eventi storici, Rappaport snocciola con grazia divertita memorie e riflessioni di uno spettatore esigente, insieme tenero e spietato verso il suo oggetto d'amore, il cinema classico americano degli anni Quaranta e Cinquanta, con frequenti incursioni anche in quello europeo.

Il programma comprende sei titoli:
Rock Hudson’s Home Movies (1992)
The Vanity Tables of Douglas Sirk (2014)
I, Dalio – or The Rules of the Game (2014)
The Stendhal Syndrome or My Dinner with Turhan Bey (2020)
L'Année dernière à Dachau (2020)
Two for the Opera Box (2021)

TEATRO SCONFINATO

Nata con l'idea di seguire la relazione che lega cinema, scena, performance e danza, Teatro sconfinato esplora quest’anno uno dei cortocircuiti tra gesto cinematografico e azione teatrale più riusciti di sempre: Siamo qui per provare di Greta De Lazzaris e Jacopo Quadri, con Daria Deflorian e Antonio Tagliarini, filmati a Roma, Rimini e Tolosa nella preparazione degli spettacoli Avremo ancora l’occasione di ballare insieme e Sovrimpressioni.
Daria e Antonio, drammaturghi e attori, abitano nella stessa palazzina a Roma e condividono da anni amicizia e lavoro, ma ora tutto sta per cambiare. Daria si sposa e trasloca in un altro quartiere proprio quando iniziano le prove di un nuovo spettacolo. Siamo in era pandemica, con i teatri spettrali e abbandonati a un forzato letargo e, giorno dopo giorno, Daria, Antonio e gli attori della compagnia finiscono per assomigliare sempre di più a un gruppetto di naufraghi. Quando inizia ad aleggiare la paura di non riuscire a portare in scena nulla, il miracolo della forma si manifesta all’improvviso, colto dalla puntuale e inventiva macchina da presa di Quadri e De Lazzaris.

FILMMAKER EXPANDED - GRADI DI LIBERTÀ E IMMERSIVE REALITIES

Novità dell’edizione 2022 di Filmmaker è un doppio programma dedicato alla realtà virtuale e immersiva, realizzato insieme a AN-ICON, gruppo di ricerca incentrato sui media XR dell’Università degli Studi di Milano, con la collaborazione di RaiCinema, Meet e Veneto Film Commission.

Gradi di libertà. Un premio alla migliore opera di realtà virtuale italiana degli ultimi anni con il quale si intende fare il punto sulla produzione nazionale mettendo in risalto i rapporti fra il linguaggio cinematografico e quello dei nuovi media immersivi. I lavori più interessanti verranno mostrati venerdì 25 novembre all’interno dell’Università degli Studi di Milano nella cornice di Filmmaker Festival.
Due i premi: il Premio AN-ICON di 2000 euro a cui si aggiunge l’offerta di un seminario universitario con gli autori e il Premio Rai Cinema Channel, del valore di € 1.000,00, consistente in un contratto di acquisto dei diritti web dell’opera per 3 anni da parte di Rai Cinema, che verrà resa visibile su raicinema.it, sui siti partner e sulla APP Rai Cinema Channel VR.
Entrambi verranno assegnati nella serata conclusiva del festival, domenica 27 novembre dalle 21, al cinema Arcobaleno.

Immersive Realities. De Humani Corporis Fabrica di Verena Paravel e Lucien Castaing-Taylor e All That Remains di Craig Quintero in un programma di immagini immersive curato da AN-ICON e Filmmaker in collaborazione con Meet.
Un documentario sperimentale e una realtà virtuale 360 si misurano con l’impossibile visione dell’interno del corpo umano e dei meandri della mente. Accostati in un unico programma i due lavori offrono un suggestivo confronto tra tecniche diverse e sguardi reciprocamente convergenti, espressioni entrambi di una pulsione a rilanciare la visione oltre i confini consueti.
il programma si terrà a Meet - Digital Culture Center, via Vittorio Veneto 2, Milano nella giornata di mercoledì 23 novembre. Al termine, un confronto pubblico tra gli autori dei due lavori.

FILMMAKER A FUORI ORARIO COSE (MAI) VISTE

Nell’ambito di Fuori Orario cose (mai) viste, in programma un’intera puntata dedicata a Filmmaker, venerdì 25 novembre dalle 01.35 alle 06.00 su Rai 3.
Il cinema è ancora tutto da fare, a cura di Fulvio Baglivi, presenta in prima visione tv When There is No More Music to Write, and Other Roman Stories di Eric Baudelaire.
A seguire Makongo di Elvis Sabin Ngaïbino, opera in concorso a Filmmaker 2020 prodotta da Daniele Incalcaterra, BLU, cortometraggio del 2018 di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, e Ultimina di Jacopo Quadri (2020) a ideale integrazione del nostro programma.

15/11/2022, 18:25