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Note di regia di "Porte Aperte"


Note di regia di
Il cortometraggio “Porte Aperte” è una commedia che vuole affrontare l’idea del pregiudizio utilizzando, nello specifico, un pregiudizio banale. La vicenda narrata è una storia realistica e metaforica. Si è partiti da una situazione particolare per arrivare alla situazione generale: essere esclusi senza una reale motivazione.
L’argomento dello studente fuori sede che cerca un alloggio è stato affrontato dal punto di vista dei coinquilini che fanno il colloquio al candidato e dei loro pregiudizi verso gli studenti di cinema. Le particolari limitazioni di alcuni annunci immobiliari (“No matricole, No animali, No DAMS”) hanno fornito i primi input per scrivere la storia del cortometraggio.
Gli studenti del DAMS non sono mai visti di buon occhio perché vengono considerati tossici che sfasciano tutto, dei perditempo che fanno tutto tranne che studiare tanto che per molte persone il DAMS non è neanche considerata una facoltà. Per questo motivo ci sembrava interessante raccontare e vedere questa discriminazione.
Il titolo “Porte Aperte” è una provocazione dal momento che agli studenti di cinema vengono chiuse le porte per i possibili alloggi. Si è scelto di far iniziare e finire il corto con una porta chiusa per creare un senso di circolarità.
Essendo girato in piano sequenza, il corto ha un’impostazione quasi teatrale ottenuta tramite i fitti dialoghi e dall’ambientazione girata solo in interni, in cui i personaggi, attraverso le porte, entrano ed escono rafforzando il plot narrativo.
La macchina da presa segue le azioni degli attori che hanno priorità generando curiosità ed immedesimazione nello spettatore, il quale, calato in questo microcosmo, è un testimone silenzioso ma partecipe.
Molte decisioni che sarebbero state prese in sala di montaggio sono state prese prima di girare; ci siamo assicurati che la sceneggiatura e soprattutto i dialoghi funzionassero dal momento che gli attori e la macchina da presa sarebbero stati impegnati in una elaborata coreografia. Il cast artistico è stato in grado di interpretare al meglio la sceneggiatura e di arricchirla di sfumature realistiche e ironiche.
Il rapporto tra i personaggi si gioca sul dualismo tra verità e menzogna.
Lo studente di cinema, Paolo, cerca di conquistare la fiducia del gruppo formato da Alessandro, Giovanni e Alberto; supera un ostacolo dopo l’altro ma si deve arrendere a una forza maggiore, la discriminazione.
Lo scambio di battute è quasi un interrogatorio da parte dei coinquilini che abitano nell’appartamento verso chi è candidato ad entrare in quella casa. In loro alberga il dubbio e il tentativo di capire chi hanno di fronte.
Il gruppo non è paritario, c’è una gerarchia dove il capo, Alessandro, prende le decisioni per gli altri. Alessandro ha imposto un equilibrio in casa, il “suo” equilibrio e non vuole che venga scombussolato da nessuno.
Giovanni non ha una personalità forte, è la spalla di Alessandro, e visivamente l’abbiamo voluto far vedere attraverso il riflesso nello specchio. Alberto, invece, vuole cambiare le dinamiche di gruppo ma si ritrova con le spalle al muro perché finisce isolato.
Alessandro impone la sua decisione approfittando del fatto che Paolo è fuori scena perché sta visitando la casa. Il destino di Paolo è segnato: non può far parte del gruppo perché è un possibile elemento di disturbo dello status quo.
La preoccupazione per la differenza e la discriminazione per la facoltà hanno il sopravvento e l’improvvisa scusa di un altro colloquio da fare per una mera cortesia de-responsabilizza il gruppo, è un patetico e imbarazzante tentativo di congedo misto a una falsa speranza.
“Porte Aperte” è un film rivolto agli studenti di cinema ma anche a tutte le persone che vengono escluse, emarginate, senza un reale motivo. Affrontando l’argomento in maniera tragicomica volevamo far sorridere lasciando un retrogusto amaro.

Nicola Scamarcia