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Note di regia di "Fiori sopra l'inferno"


Note di regia di
I progetti che amo di più sono quelli che sotto la superficie narrativa nascondono segreti non solo in termini di storia e personaggi, ma anche a livello di tematiche e contenuti. Ne è un esempio mirabile il best-seller di Ilaria Tuti “Fiori sopra l’inferno”, un bellissimo thriller che racconta il tramonto esistenziale di Teresa Battaglia, una brillante detective che deve fare i conti con la concreta possibilità che le sue capacità deduttive possano presto sgretolarsi a causa di una malattia devastante come l’Alzheimer. Sotto la neve di questo racconto invernale e con venature alla Stephen King, pulsa il cuore caldo del tema della maternità, della fondamentale importanza che la presenza di una madre ha nella formazione della personalità degli esseri umani e degli effetti devastanti generati dalla sua assenza. L’elemento dark rappresentato dalla presenza di un killer misterioso che vive nei boschi viene controbilanciato nella storia dall’energia vitalistica di quattro ragazzini, ognuno alle prese con problematiche familiari diverse, che nel corso dell’indagine aiuteranno la protagonista a mettere insieme i pezzi mancanti del complicatissimo puzzle. Teresa, madre mancata trent’anni prima, instaura con i quattro bambini un rapporto di affetto e fiducia reciproci. Questo connubio inedito di forze in campo rappresenta una delle caratteristiche più originali di questa serie e mi ha spinto a visualizzarla attraverso un’estetica spettacolare che omaggia grandi film d’avventura americani degli anni ‘80 che hanno avuto bambini come protagonisti, quali Stand By Me, I Goonies, E.T., Gremlins. A fronte di un cambiamento epocale nell’ambito delle modalità di fruizione di film e serie televisive, Fiori sopra l’inferno ambisce a essere una serie Rai non vincolata agli stilemi classici nazional-popolari e si rivolge anche a un pubblico internazionale, sia in termini di suspense che di linguaggio visivo e ritmo narrativo. Un’ impresa di grande ambizione che poggia sulle spalle forti di una straordinaria attrice come Elena Sofia Ricci, che ha qui il coraggio di spogliarsi di qualsiasi cliché rassicurante per calarsi nei panni di un personaggio fuori dagli schemi, in apparenza idiosincratica ma dotata di uno spessore morale, di un’umanità e di una capacità di intuito del tutto eccezionali.

Carlo Carlei