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Note di regia di "Lagunaria"


Note di regia di
Filmato in oltre cinque anni, il documentario racconta un periodo segnato da fenomeni che hanno mostrato in maniera drammatica la debolezza della città lagunare: i cambiamenti climatici, con acque alte sempre più frequenti culminate con la devastante alluvione del 2019, il turismo di massa, con lo stravolgimento dell’assetto socioeconomico della città e lo spopolamento che ne consegue, il lockdown dovuto al Covid-19, il quale da un lato ha evidenziato la fragilità della monocultura del turismo e dall’altro ha messo in luce, con la loro assenza forzata, l’impatto devastante delle attività umane sull’ecosistema naturale. La narrazione di Lagunaria prende spunto da Le città invisibili di Calvino: una misteriosa narratrice, appartenente forse a un’epoca lontana, racconta, senza mai nominare il suo nome, una mitica città attorno alla quale per secoli si sono tramandate numerosissime leggende e testimonianze. La donna racconta alcune delle epoche attraversate dalla città nella sua lunga storia, e le descrive attraverso alcuni “piccoli” scorci di vita quotidiana, narrati con le forme del documentario di osservazione. Questo meccanismo genera continui cortocircuiti nello spettatore il quale da un lato ascolta un racconto quasi fantascientifico ma al contempo assiste a scene che parlano di tematiche al centro della narrazione dei mass media di tutto il mondo. Il documentario si muove così in un territorio indefinito, tra racconto fantascientifico, documentario di osservazione e mokumentary, volto a lasciare allo spettatore un sottofondo di interrogativi sul nostro mondo e sul nostro tempo.

Tutte le storie raccontate nel documentario sono accomunate dallo svolgersi in barca, offrendo allo spettatore un punto di vista su Venezia tanto “naturale” quanto “dimenticato”. Assistiamo così al lavoro del pescatore di moeche Giorgio, testimone di un mondo remoto, seppur vicinissimo alla città; partecipiamo a una delle lezioni di voga di Nicola, su una gondola uguale ma al tempo stesso diversissima da quelle usate dai turisti; o ancora saliamo su un barchino assieme ad alcuni scienziati che monitorano il passaggio degli uccelli migratori sulla laguna o ancora su una piccola barca a remi che ci offre lo spettacolo spettrale del Canal Grande deserto durante il lockdown. Le storie acquatiche si alternano nel film a leggende e a dicerie e sono contrappuntate da sequenze ipnotiche di immagini aeree della città e della sua laguna. Sequenze che raccontano un luogo magico dove lo spazio e il tempo sembrano aver perso il loro corso naturale per mescolarsi a quello di tutte le città sulla terra.

Giovanni Pellegrini