Fondazione Fare Cinema
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Note di regia di "Gorgona"


Note di regia di
Da ragazzino mi trovavo su una piccola barca a vela durante una libecciata. La pala del timone si ruppe quando eravamo a poche miglia da Gorgona. Via radio chiedemmo l’autorizzazione di accedere al porticciolo per verificare l'avaria ed aspettare che il vento si calmasse. Eravamo l'unica barca nel porticciolo, trattandosi di un'isola carcere il cui accesso č severamente vietato alle imbarcazioni da diporto. Seduto nel pozzetto della barca guardavo i campi della valle antistante con questi puntini - i detenuti 'liberi' dell'isola - che con tanto di forche e pale, lavoravano la terra. Quella notte non riuscii a dormire. Temevo che uno di questi uomini potesse salire a bordo della nostra barchetta e ucciderci tutti. Molti anni dopo, lessi un articolo sulla Gorgona "Carcere a Cinque Stelle". Ero curioso di tornarci su quell'isola, da adulto... e da regista. Mi era rimasto quel vivido ricordo di paura e “timore del detenuto”. L’idea di tornare su quell’isola per girare un documentario rappresentava per me un modo di confrontare quella paura. Al termine del primo sopralluogo di 10 giorni effettuato nel 2017, ho scoperto che su quest’isola remota esiste un “mondo parallelo” unico e sorprendente. Non essendoci negozi, né ristoranti, né cellulari, né macchine, né motorini, č come se il tempo si fosse fermato. Il mio lavoro č stato quello di osservare con la telecamera, con pazienza e perseveranza, il comportamento umano che avveniva di fronte a me. Il mio tentativo č stato quello di “portare lo spettatore sull’isola” per realizzare un racconto corale, senza un inizio o una fine, ma a seguire il ciclico 3 ripetersi di attivitŕ lavorative “primitive”, nei campi, nelle stalle, nel forno, sulle strade sterrate... Osservare innanzitutto il lavoro di questi uomini, che in questo contesto carcerario, assume un’importanza monumentale.

Antonio Tibaldi