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Note di regia di "Attrazione"


Note di regia di
"Attrazione" nasce da una visione che ho avuto qualche tempo prima di scrivere la sceneggiatura, che è diventato l’inizio del film. Confesso di aver sempre avuto una fascinazione per una pellicola di Ingmar Bergman, "Persona", che mette in scena soltanto due interpreti femminili, oltre a una preferenza personale per i personaggi di donna. Altre fonti di ispirazione sono state il romanzo "L'Insostenibile Leggerezza dell'Essere" di Milan Kùndera (nel rapporto tra Tereza e Sabina) e l'opera del cineasta e scrittore polacco Andrzej Żuławski, a cui l'opera è dedicata, in special modo due suoi film: "La Femme Publique e La Fidelitè".
"Attrazione" è un melodramma onirico, in cui i due tronchi principali del racconto, il passato e il presente (o la realtà e il sogno), si congiungono. Essi rappresentano un dualismo che rimane vivo per tutta la durata del film e generano quel conflitto che fa scaturire il sentimento che dà il titolo. Un altro tema inseparabile dalla passione erotica è la creazione artistica, che coinvolge, dall’alba dei tempi, l’artista e il soggetto della sua creazione, in questo caso la persona amata. Ma l’arte ha, in questo senso, una natura duplice: quella di dare e quella di togliere, in quanto ogni atto artistico ha in sé una componente di dominio, che, vicendevolmente, le due donne attuano l’una nei confronti dell’altra.
A margine, ma non meno importante, è una riflessione metafisica sulla differenza tra fede e dogma, incarnate da alcuni aspetti e simbologie presenti nella vicenda

Alessandro Romano