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TFF41 - "Vangelo secondo Maria" di Paolo Zucca


TFF41 -
Quanto può essere interessante, stimolante, illuminante, interrogarsi sul carattere e la psicologia di personaggi storici (o presunti tali) che la narrazione comune ha cristallizzato in un ruolo, ha ridotto a una visione monodimensionale? La scrittrice Barbara Alberti prende tra le mani la figura di Maria, madre di Gesù (quale figura più stereotipata?) le dà uno spessore che la fa rinascere a nuova vita e la racconta, scrivendo, nel 1979, il suo terzo libro: "Il Vangelo secondo Maria".

Raccolta questa traccia, il regista Paolo Zucca mette in scena, nella sua versione per il grande schermo, la storia di quella ragazzina ribelle, che non vuole sottostare a regole che la relegano al ruolo di schiava (o moglie, che per lei è indifferente), ma soprattutto che ha sete di conoscenza (era fuori legge per le donne di quei tempi imparare a leggere!). In un momento chiave, Maria dice a se stessa che Eva (la peccatrice originaria) aveva fatto bene a mangiare la mela perchè è giusto aspirare alla conoscenza (e Dio non può negarlo) e, seguendo questa intima certezza, metterà a rischio la vita per non rinunciare alla sua aspirazione. Ma, a differenza di Eva, Maria sarà fortunata perchè il caso le metterà a fianco un uomo, Giuseppe, che le farà da maestro e le darà tutto ciò di cui ha bisogno per crescere. Anche se non sarà semplice perchè, come tutti sappiamo, si metteranno di mezzo Dio e il suo unico figlio, e lì partirà la vera sfida ...

Una storia interessante, se non addirittura necessaria (c'è sempre bisogno di nuove prospettive, nuove visioni di ciò che si dà per scontato, soprattutto in relazione alle donne), ambientata in una Galilea riprodotta tra le rocce, gli arbusti e i boschi secchi di una Sardegna che riesce sempre a ben evocare l'antico. Ma qualcosa stride tra la classicità del soggetto e la modernità della sua voglia di reinterpretazione, e il film, indeciso tra questi opposti, resta un ibrido senza una identità chiara: rimanere nel solco dell'iconografia oppure attualizzare con coraggio? I notabili, dal linguaggio forbito e la recitazione teatrale o asettica, sono quasi caricature (a sorpresa l'arcangelo Gabriele stesso - ci si chiede quanto volutamente - è il più comico di tutti); la gente comune è troppo stilizzata nel suo essere arida e grezza; Maria (Benedetta Porcaroli) ha un carico di responsabilità "da novanta" e non riesce a rimanere bilanciata (e quindi credibile) tra monologhi sapienti, scatti di ribellione, ingenuità, dovrebbe fare un percorso durante il film ma non se ne vede traccia; unico personaggio con un'identità chiara e ben rappresentata è il semplice e saggio Giuseppe (Alessandro Gasmann) che tutti vorremmo incontrare sul nostro cammino per essere edotti e salvati.

27/11/2023, 07:54