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TFF41 - "Tempo di attesa nasce da una mia urgenza privata"


La regista Claudia Brignone è in concorso tra i documentari italiani al Torino Film Festival 41 con "Tempo di attesa"


TFF41 -
La regista Claudia Brignone è in concorso tra i documentari italiani al Torino Film Festival 41 con "Tempo di attesa". "Il film - ci spiega - nasce dal mio desiderio di raccontare una comunità di donne che si incontrano, e che sono anche tutte incinte. Frequentando da futura mamma un corso pre-parto è nato il desiderio di raccontare questo gruppo: dopo due documentari in cui al centro avevo messo i luoghi questa volta ci sono le persone, e in particolare un'ostetrica, elemento chiave per le vite di tutti i coinvolti nel progetto".

"La forza di questo lavoro è che tutti gli incontri avuti erano molto ricchi, pieni di sogni e di paure, non solo per le future mamme ma anche di chi non aveva figli, o dei padri: la maternità è solo un pretesto narrativo, ho voluto fare un viaggio con queste persone e spero che anche chi non è coinvolto direttamente possa sentirsi, guardandolo, emotivamente nello stesso cerchio, spero si senta accolto".

Un documentario che parla alle donne, ma non solo. "Sono le paure di ognuno di noi, del resto, in questa società che ci fa fare figli ma non ci lascia il tempo di crescerli, ad esempio. Non vuole essere una denuncia, ma una riflessione su un tema importante. Tutti, del resto, nasciamo: ma dove, come, perché? Avrei potuto forse fare questo lavoro anche prima, ma forse senza aver vissuto la maternità non mi sarei sentita coinvolta: sono anche molto più matura di un tempo, ho vissuto la coralità del gruppo cercando di stare molto vicina - anche fisicamente - alle mie protagoniste. Le sentivo parte di me".

Un lavoro corale, costruito insieme. "Da parte loro ho avuto una fiducia enorme, ho fatto un pre-montaggio e l'ho guardato più volte, anche insieme a loro. Dove io volevo tagliare - per pudore ad esempio, dei corpi nudi o di qualche momento intimo - loro volevano lasciare, dicevano di essere onorate di far parte del percorso: sentivano la mia urgenza di raccontare questa storia, sarò sempre grata a loro per questo. Ci sono voluti tre anni per chiudere il documentario perché mi serviva convincere alcune di loro a filmare anche il parto: non potevamo parlarne tutto il tempo e non mostrarlo mai, è un momento chiave anche perché ti trasformi, cambia tutto in quei momenti".

01/12/2023, 14:20

Carlo Griseri