C'era una volta un testo, firmato da Franca Rame nel 1983, che si chiamava "
Coppia aperta quasi spalancata" e affrontava per la prima volta il tema del tradimento e della libertà sessuale nella coppia italiana: se lui poteva andare con altre, quando lo faceva lei le cose cambiavano... un testo per molti versi ancora attuale, che è stato portato nei teatri da
Chiara Francini a lungo.
Da quel percorso, senza limitarsi a riprenderlo e riproporlo tale e quale, la regista
Federica Di Giacomo ha scritto - insieme a Mario Sesti e alla stessa Francini - un lavoro che si posiziona a metà strada, all'incirca, tra finzione e documentario, mescolando continuamente i piani per proporre un ragionamento su quanto quel testo sia ancora rappresentativo per il pubblico odierno, su cosa sia (e se esista) il cosiddetto poliamore, su quanto e come quel che è sulla scena venga portato anche nella vita quotidiana...
Il risultato è sicuramente molto interessante, anche se straniante: si sta al gioco della finta verità, quindi si accetta che la Chiara Francini sullo schermo - stesso discorso per il suo sodale Alessandro Federico - sia una versione simile ma non identica a lei stessa in tutti i momenti in cui è ripresa
off stage, quando parla con il pubblico, si confronta con idee diverse dalle sue, si chiarisce su un rapporto lavorativo che presenta diversi momenti di tensione.
C'è sicuramente tanta verità in quel che si vede (la famiglia "poligama" che a un certo punto incontra la loro strada, la schietta sincerità della mamma di Chiara Francini che critica la figlia - i suoi sono i momenti più divertenti delle due ore di racconto, e non solo), ma quel che conta alla fine è cosa viene detto, non tanto se chi lo dice lo creda davvero o lo pratichi.
Si può amare più di una persona contemporaneamente? Si può ritenere la coppia tradizionale un'eredità scomoda della società patriarcale? Si può essere donne senza sentirsi per forza male o in crisi? E quanto siamo in diritto di criticare il modo in cui le altre persone trovano la felicità (anche se lo fanno al servizio di un marito o di un figlio)? Gli interrogativi sono molti, le risposte inevitabilmente latitano ma devono essere trovate singolarmente.
Appare sicuramente coraggiosa la scelta di Chiara Francini di cucirsi addosso un personaggio sgradevole nella sua presunzione di sapere come va il mondo più di chi ha di fronte (che siano i giovani spettatori che "da grandi capiranno" o le donne che "non possono essere contente se sono grasse", o la madre che non "fattura" quanto lei neanche in tre vite...). Accettando il gioco di "cosa è falso o cosa no", che un progetto come questo propone al pubblico, la sensazione che ci sia del vero anche in questo resta...
28/08/2024, 21:38
Carlo Griseri