Tra i molti film e documentari in programma a Torino per la quinta edizione dei Job Film Days,
Federika Ponnetti ha presentato il suo "
Ugualmente diversi", dedicato al percorso lavorativo di Lorenzo, Andrea e Gabriele, tre camerieri che lavorano in una nota pizzeria in Italia gestita da ragazzi autistici.
Come nasce il progetto?
Nasce tutto perché ho fatto un lavoro insieme ai miei figli, entrambi ADHD e dislessici: il loro percorso scolastico è stato complesso, ma ho capito che anche io avevo fatto fatica ai miei tempi e ne ho iniziato a capire le ragioni. E' stato un po' come avere uno specchio di se stessi.
Ero attiva nel comitato genitori e pensavo a qualcosa che servisse per il rafforzamento della loro autostima: che bello sarebbe, ho detto agli altri genitori, se i ragazzi facessero l'esperienza di imparare nuove competenze da chi è considerato "disabile", non "normale". L'idea è stata questa, per fortuna in Italia ci sono diverse realtà che operano in questo modo e abbiamo iniziato il progetto.
E' il suo primo documentario.
Sì, avevo sempre fatto altro nella vita, ora ho 49 anni. Dopo aver fatto un master sull'audiovisivo ho iniziato con la videoarte ma cercavo da tempo di lavorare anche sul sociale. L'idea era quella di provare a far cambiare il punto di vista del pubblico su questa materia: non mi sono mai spaventata, non c'era un produttore e abbiamo fondato una società, abbiamo fatto i bandi e li abbiamo vinti miracolosamente, vincendo anche i selettivi del Ministero. Ci sono voluti cinque anni ma lo abbiamo fatto in proprio. E ora stiamo partendo con un secondo progetto, sempre tra sociale e arte.
Il documentario nasce con nobili fini sociali, quindi.
Non esiste chi è "normale" rispetto a qualcun'altro, siamo tutti unici, capita a tutti in una determinata situazione di sentirsi inadeguati, è una cosa che tutti proviamo. Capiamo che cambiando un po' la prospettiva possiamo anche essere più indulgenti: non siamo "noi che aiutiamo loro", ci sono ragazzi che riescono ad avere autonomia col lavoro e insegnano ai ragazzi cosiddetti "normali".
E poi ci tenevo che le proiezioni avvenissero tutti davanti a uno stesso schermo, il film vuole essere accessibile al cinema anche per persone con deficit uditivo e visivo.
Bello il confronto tra ragazzi di ogni tipo, anche quelli apparentemente "senza problemi", che sono molto più simili di quanto appaia...
Era uno dei miei obiettivi. Se segui il film e ti avvince in qualche modo alla fine non pensi più "poverino l'autistico", ma capisci che i limiti e le difficoltà li abbiamo tutti, capiamo insieme come li superiamo, come l'ambiente intorno ci può aiutare. A quel punto troviamo un punto di incontro, è inevitabile. Nel documentario ci sono anche testimonianze di ragazze che sono supercarine e sembra impossibile abbiano dei problemi... Grazie a una in particolare, al suo racconto sull'utilità per lei dell'incontro con i nostri protagonisti, ho avuto in dono il finale migliore che potessi sperare!
03/10/2024, 17:14
Carlo Griseri