Fondazione Fare Cinema
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locandina di "Per Mano Ignota"

Per Mano Ignota


Regia: Cristian Natoli
Anno di produzione: 2012
Durata: 60'
Tipologia: documentario
Genere: sociale
Paese: Italia
Produzione: Thunderground Production, YFF Film; in collaborazione con RAI Friuli Venezia Giulia, Home Movies - Archivio Nazionale del Film di Famiglia, La Camera Ottica, Universita' degli Studi di Udine
Distributore: n.d.
Data di uscita: n.d.
Formato di ripresa: HD
Formato di proiezione: HD, colore e bianco/nero
Ufficio Stampa: Federica Marchesich
Titolo originale: Per Mano Ignota

Sinossi: Il film documentario ripercorre i fatti della cosiddetta Strage di Peteano, attraverso ricordi, esperienze e testimonianze e l’analisi del momento storico in cui essa ebbe luogo.
La narrazione affronta in maniera obiettiva e filologica l’avvenimento principale tramite il racconto diretto dei suoi protagonisti, il quale è integrato da descrizioni aventi lo scopo di inquadrare geograficamente e storicamente l'episodio, così da contornare ed arricchire il valore complessivo della storia, lungamente dimenticata, ma che ha lasciato un segno indelebile sul territorio goriziano.

Sito Web: http://permanoignota.com/

Ambientazione: Gorizia / Venezia / Ferrara

Periodo delle riprese: Ottobre 2011 - Marzo 2012

"Per Mano Ignota" è stato sostenuto da:
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia (Assessorato alle Politiche Giovanili)
Provincia di Gorizia (Assessorato alla Cultura)
Comune di Gradisca d'Isonzo


Note:
La storia si sviluppa raccontata dalla voce diretta dei protagonisti: dalle vedove, dagli amici e dai colleghi dei carabinieri assassinati; dagli avvocati che hanno seguito il processo dei sei “indagati” goriziani ingiustamente accusati; da alcuni indagati; dai giornalisti che seguirono le vicende giudiziarie, dal giudice istruttore del processo di Venezia che svela i reali colpevoli.
Alle interviste, si alternano immagini di repertorio: fotografie provenienti da numerosi archivi storici o tratte da giornali dell’epoca, filmati realizzati dalla Rai e da videoamatori dell’epoca e inoltre delle immagini tratte dalla partita Ajax-Inter svoltasi la sera dell’attentato e alibi di molti dei sospettati.
Nel 1972 le indagini sull’attentato vengono affidate al comando dei Carabinieri e coordinate dal Generale Mingarelli che, scartata la pista rossa, punta dritto su sei giovani abitanti locali presi come capro espiatorio (la cosiddetta “pista gialla”).
Le vedove dei carabinieri assassinati raccontano di come vissero quella tragica perdita, di come reagirono al dolore trovando infine la forza di ricominciare.
I colleghi dei carabinieri assassinati ricordano quella sera piovosa, volgono lo sguardo al passato che sembra loro, nonostante il tempo, così vicino.
La donna accusata ingiustamente di aver compiuto l'attentato parla di come visse quell'orrore, delle notti trascorse al carcere che sembravano interminabili, dell'odio inesprimibile che l'opinione pubblica aveva maturato nei suoi confronti.
Gli avvocati difensori dei sei “incolpevoli” raccontano la spy-story che li vide protagonisti, tra minacce e intercettazioni telefoniche, tra giochi di potere e finti indizi. La loro vittoria è la vittoria della giustizia, intesa questa come qualcosa di concreto e non come un inespresso concetto ideologico.
A fare da cappello iniziale e conclusivo alle interviste le parole di Gian Pietro Testa, scrittore e giornalista che seguì tutta la vicenda dalle pagine del quotidiano “Il Giorno”, traendone un libro che si rivelò lungimirante a vicenda conclusa. Il suo raccontare è il collante dell'intera prima parte della storia e il filo narrativo assume una forma ben definita grazie al suo intervento.


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