Renato Casaro

26/10/1935
Treviso, Italia

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Renato Casaro


Filmografia dal 2000:
2023 » Una Commedia Pericolosa: Manifesto
2019 » doc L'Ultimo Uomo che Dipinse il Cinema: partecipazione

Biografia:
Renato Casaro nasce a Treviso nel 1935, all'inizio c'era la passione per il cinema, per lui il grande schermo era un luogo magico, una vasta superficie dove la fantasia poteva scatenarsi e crear un regno tutto suo.
Negli anni cinquanta poi, si sentiva più intensamente di oggi il ruolo del cinema come veicolo per rappresentare avventure, sogni, felicità e commozione: era il dominio dell'immaginazione. Egli non era come i suoi coetanei, non si immergeva solo nelle storie e nei personaggi, ma s'interessava anche alla monumentale pubblicità cinematografica, che a quei tempi copriva per intero le facciate dei cinema.
Lui di talento ne aveva molto e per cominciare divenne apprendista grafico in una tipografia. Già durante questo periodo, a 17 anni, realizzò i primi cartelloni monumentali per la facciata del Cinema Garibaldi di Treviso ispirandosi ad altri illustratori dell'epoca, in cambio dell'ingresso in sala.
Nel 1953, all'età di 18 anni andando contro le aspettative del padre che avrebbe voluto diventasse un disegnatore navale, si trasferisce a Roma, che all'epoca era la mecca dell'industria cinematografica europea. Per un anno lavorò come volontario presso lo “Studio Favalli”, che allora era la più grande agenzia di pubblicità del settore in Italia. Due anni più tardi apre uno studio privato a Cinecittà. Aveva molto entusiasmo e pochi soldi e per mantenersi cominciò con i primi lavori su commissione nel settore del fumetto, realizzando i disegni dell'albo settimanale “Capitan Walter” (1956) dove già si notava l'impostazione cinematografica nell'inquadratura, già moderna in quegli anni, che lo avrebbe influenzato nel suo futuro di artista. Il primo lavoro importante fu per la Minerva, un film sentimentale tedesco “Due occhi azzurri”, in cui esordì nel circuito nazionale, con la firma Renè.
(pseudonimo che usò per un certo periodo).
Casaro in quel momento era il più giovane creativo della pubblicità cinematografica. Inizialmente si ispirava soprattutto ai modelli americani e italiani, che a quel tempo influenzavano i gusti del pubblico. I suoi lavori non contenevano ancora lo stile “ Casaro”. “I lavori di allora non sono paragonabili con quello che faccio oggi”, racconta l'artista, “tutto cresce e si sviluppa strada facendo, sia il successo, sia lo stile. In quei tempi infatti andava di più lo stile impressioni sta, tutto doveva apparire come un rapido abbozzo”.
Casaro sviluppò le sue facoltà con costanza e determinazione raccogliendo il nuovo: “L'arte dell'illustratore non si può imparare, al massimo si può apprenderne la tecnica, ma la creatività bisogna già possederla. Si possono conoscere certi elementi basilari, tutto il resto è questione di tempo, perseveranza nel provare e sperimentare, nonché una questione di esperienza coltivata e favorita da un talento naturale. Se uno non continua a crescere e svilupparsi, non ha nessuna chance”
Agli inizi degli anni 60 dopo aver realizzato una serie innumerevole di film di serie B in cui aveva affinato la tecnica, era già così noto che nessuno poteva ignorarlo; infatti il primo successo internazionale arrivo con il colossal “La Bibbia” (film 1966), prodotto da Dino De Laurentis: per la prima volta un suo manifesto veniva visto sul Sunset Boulevard di Hollywood.
Gli anni ‘60 sono anche il periodo degli “spaghetti western” e i suoi manifesti con Clint Eastwood, vendicatore implacabile e solitario, faranno il giro del mondo.
Particolarmente famoso qui in Italia il film “Per Un Pugno Di Dollari” di Sergio Leone che diventò un successo mondiale.
Negli anni 70 il suo stile cambia, diventa “realista”, e con l'avvento della commedia all’italiana Casaro realizzerà molte illustrazioni con volti noti come Alberto Sordi, Manfredi, Tognazzi Bozzetto, Banfi, Villaggio, Montesano, Tomas Milian, e quasi tutti
i film legati alla coppia Bud Spencer e Terence Hill.
Gli anni successivi segnarono un perfezionamento della sua espressione pittorica, fino a trovare con il film di Claude Lelouch “Les uns et les autres” (Bolero) quella “sformatura” che cercava. Questa novità nella tecnica della realizzazione del manifesto fu ripresa da una generazione di giovani illustratori e fece scuola.
Negli anni ‘80 si trasferisce in Germania ed inizia a lavorare con le principali case di produzione americane. E' un periodo molto intenso in cui deve spostarsi continuamente tra Los Angeles, Londra e Parigi. Il suo stile ora tende all'iperrealismo, inizia ad arricchirsi di raffinatezza attirando grandi committenti come John Carpenter, Francis Ford Coppola, David Lynch,
Martin Scorsese, De Palma, Bernardo Bertolucci, Luc Besson, John Carpenter, Rainer Werner Fassbinder e molti altri. “I manifesti” dice Casaro
“sono il primo annuncio di un nuovo film, la prima presa di contatto con gli appassionati ed anche la prima identificazione” essi infatti suggeriscono l'avvenimento cinematografico che sta dietro, quasi a dimostrare che egli non ha ancora dimenticato il suo sogno di potersi realizzare come regista.
Casaro è uno tra i pochi che ha saputo muoversi con eleganza e disinvoltura nei vari generi cinematografici realizzando nella maggior parte dei casi delle opere
fantastiche. I manifesti di Casaro sono stati oggetto di numerose esposizioni e gli originali sono molto ricercati dai collezionisti, ma Casaro raramente li cede.
Nel campo dell'arte di illustratore egli ha raggiunto tutto. E' ormai un “classico” nel suo mestiere, ha fatto scuola e gli sono stati conferiti molti prestigiosi premi e riconoscimenti: nel 1984 vince il premio come miglior manifesto cinematografico italiano per Rambo (Ted Kotcheff, 1982), nel 1988 vince il Ciak D’oro con Opera di Dario Argento, mentre per L’ultimo imperatore (Bernardo Bertolucci, 1987) vince il Key Art Award come miglior manifesto cinematografico negli Stati Uniti. Poi nel 1991 vince di nuovo il Key Art Award con con Nikita (Luc Besson, 1990).
Verso la fine degli anni 90 con l'avvento di Photoshop Casaro decide di lasciare il cinema e trasferitosi in Spagna, inizierà una nuova avventura come artista libero e indipendente, producendo la serie di dipinti “Wild Life” dedicata ai grandi animali della savana. L'Africa è la sua passione dove ci si reca ogni anno almeno per un mese per scattare foto e trarre spunti.
“Quando uscì il Re Leone ci fu una prima europea e mi chiesero di realizzare un opera da mettere all'asta”
Cosi dipinse un Leone iniziando questo genere, che tuttora coltiva con passione.
Nel 2015 torna in Italia e si stabilisce nella casa di origine a Treviso, dove continua a dipingere senza sosta, realizzando nuove opere ispirate ai grandi personaggi del cinema, “Painted Movies”. I suoi più grandi modelli sono i maestri del 500, la cui oggettività naturale, i contrasti fra chiaro e scuro, elaborati così intuitivamente, lo avevano attirato già da giovane. Per rigenerarsi Casaro compie viaggi, dove cerca soprattutto pianure molto ampie, deserti e steppe, come nella parte occidentale degli USA, oppure nel Sahara.
“Per respirare a pieni polmoni adopero l'aria delle vastità sconfinate”, confida. Durante i viaggi dipinge e sperimenta nuove tecniche. Il suo tempo libero lo trascorre
in una fattoria, cavalcando un quarter-horse americano. Renato Casaro fino a pochi anni fa aveva dichiarato ufficialmente che non avrebbe mai più realizzato lavori per il cinema, oggi dopo 20 anni si deve ricredere perché è stato contattato da Quentin Tarantino per la realizzazione di due manifesti per il film “C’era una volta a Hollywood” e da Carlo Verdone per il suo ultimo film che uscirà nel 2020. “Sarà una sfida importante per me, perché è il momento di tentare di fare qualcosa di diverso, per esempio fare un misto fra digitale e pittorico. È una sfida che accetto molto volentieri! “
(ultima modifica: 16/01/2020)