Regia:
Elisabetta Sgarbi
Anno di produzione: 2011
Durata: 85'
Tipologia: documentario
Genere: sociale
Paese: Italia
Produzione:
Betty Wrong; in collaborazione con
Rai Cinema
Distributore: n.d.
Data di uscita: n.d.
Formato di ripresa: HDV
Ufficio Stampa:
Studio SottocornoVendite Estere:
Betty WrongTitolo originale: QuiProQuo
Sinossi: Chi può ancora usare, senza tradire un sorriso di scherno, la parola "avanguardia" o l'espressione "essere all'avanguardia"?
Avanguardia è una parola che appartiene all'archeologia della cultura, come si parlasse dei fenici che ci hanno tramandato le lettere dell'alfabeto o degli egizi che ci hanno consegnato le proporzioni numeriche? Oppure è una parola che, vivendo, come vive, nell'uso comune del nostro linguaggio, designa qualcosa di ancora vivo e operante, fosse pure nel segno dell'aspirazione utopistica o vagamente sognante?
E le Avanguardie davvero tali, quelle che, lancia in resta, partirono all'assalto del ventesimo secolo, cosa hanno a che fare con le ultime avanguardie, le neoavanguardie, il Gruppo '63, con la Transavanguardia. E con Giotto? E, ancor di più, cosa hanno in comune con un cardiochirurgo che brevetta un sistema, edge to edge, per operare la valvola mitralica o con una giovane che studia nuove forme di polimeri per costruire case nello spazio?
Elisabetta Sgarbi - come aveva tentato di fare in Se hai una montagna di neve tienila all'ombra. Un viaggio nella cultura italiana - non intende dare risposte, né dimostrare una tesi ma mostrare una vasta gamma di situazioni e opinioni, autorevoli e non, accreditate e non, del mondo accademico umanistico e scientifico, ma anche proprie del passante che sente questa parola, avanguardia, e ne ha una reazione.
Da Umberto Eco a Rossana Rossanda, da Ludovico Corrao a Vittorio Sgarbi a Achille Bonito Oliva, da giovani artisti che si confrontano con il pulviscolare mondo dell'arte a Angelo Guglielmi a enrico ghezzi al chirurgo Ottavio Alfieri, dalle avanguardie operaie al Gruppo 63, alla neoavanguardia, all'avanguardia storica, senza trascurare chi, questa parola, riesce ancora ad usarla con un briciolo di innocenza, gli scienziati e i chimici: tutti, sollecitati dalle domande di Eugenio Lio, tentano di guidarci in questo felicemente esploso mondo dell’ avanguardia per dirimere - se è da dirimere - la bellezza del suo quiproquo.
Accompagnati dal guardare della cinepresa che tutto trasforma in quadro, in inquadratura. Così che la natura e il paesaggio urbano, industriale e postindustriale si semplificano in un'opera. D'avanguardia...
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