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Leonardo Gestri  (24/01/2007 @ 18:05)
Questo film non mi ha esaltato particolarmente...pensavo fosse molto più appassionante anche se devo dire che non è male. Mi sono piaciute soprattutto la location e l'interpretazione da parte del figlio di Will Smith...veramente carino!
Battista Passiatore  (22/01/2007 @ 19:08)
Il regista Gabriele Muccino sbarca ad Hollywood per raccontarci la storia più americana possibile: quella dell’american dream. Ed è la stessa America a chiamarlo perché vuole che a raccontarla, a differenza di come già mille volte era accaduto nel cinema, non sia un americano ma un europeo, più cinico e disincantato. Risultato? Ottimi consensi ovunque, elogi da parte dei critici e incassi straordinari. Questa è la splendida realtà che, contro tutti i pronostici e lo scetticismo di alcuni americani, ha incoronato Gabriele Muccino al trono di Hollywood. Ed è così che la parabola di Chris Gardner, che da venditore ambulante diventa prima un broker di successo e poi ricco finanziere, affidata nelle mani del cineasta romano (di cui tanto gli americani avevano apprezzato L’ultimo bacio e Ricordati di me) costruisce un cinema capace di suscitare un turbine di emozioni. Il film in se per sè, se vogliamo non è perfetto: la storia è abbastanza risaputa e prevedibile e il lavoro di Muccino, seppur funzionale alla vicenda, con qualche tocco "tipico" del regista (vedi le riprese delle corse sfrenate), non è del tutto originale. Comunque il film è piacevole e godibile, grazie soprattutto all'ottima interpretazione di un Will Smith credibile, intenso e sottile ( completamente ritrovato!) e del suo figlioletto Jaden di soli otto anni che, tiene testa in modo sorprendente alla recitazione del suo papà. Probabilmente la cosa migliore è la sceneggiatura, che si mantiene in bilico fra success story, rapporto padre-figlio e critica ad una società che non offre appoggi a chi fa un passo falso. Con un buon ritmo, qualche bella immagine e una costruzione efficace dell'intera storia, Muccino crea il suo film "internazionale" che ha già scatenato l'interesse di molti suoi colleghi attori e registi; e già si vocifera sull'idea di altri progetti americani..forse con Tom Cruise?..Staremo a vedere.
Sara Lucarini  (19/01/2007 @ 17:04)
Tratto dalla storia vera di Chris Gardner. Will Smith sbarca il lunario tra mille difficoltà, che aumentano quando la moglie, stanca della vita di stenti, lo lascia solo col figlio Christopher (Jaden Smith). Chris non demorde e cercherà di dare un’esistenza più dignitosa al piccolo. I sacrifici aumentano quando Chris accetta un posto da stagista non retribuito presso una società di consulenza finanziaria, sicuro di farcela a sfondare. Nel frattempo i due sono costretti a dormire nei bagni e nei dormitori pubblici. Oggi Chris Gardner è un milionario. Il sogno americano è stato raggiunto. Muccino non può lamentarsi, all’esordio nel patinato mondo di Hollywood. Lasciati gli interni familiari e i trentenni-Peter Pan, ha portato in America l’inquietudine della sua macchina da presa, inanellando disgrazie senza soluzione di continuità, manco fosse una saga fantozziana, ma le sventure si susseguono così incessamente che alla fine viene meno anche l’elemento sorpresa. La ricerca c’è eccome, la felicità manca.
Miriam Monteleone  (17/01/2007 @ 12:49)
Concordo tutte le osservazioni fatte da Simone Pinchiorri nella sua recensione, puntuale ed esaustiva. Oltre alla regia e alla musica di italiano c'è anche il tema della precarietà, il solito e invariato menù a base di stage che non sempre prevede come dessert un'assunzione in azienda, al tutto si aggiunge il tema dell'incertezza. Esistenziale e a tratti toccante, la pellicola risulta fresca e d'impatto. Un Muccino diverso, comunque da vedere.
Simone Pinchiorri  (15/01/2007 @ 13:31)
Muccino l'americano, anzi l'hollywoodiano. Già, perchè il suo primo film negli Stati Uniti è proprio in questo stile. "La Ricerca della Felicità" scorre bene con inquadrature mobili e lunghe ed una storia lineare. La pellicola è quasi una favola: la storia di un padre sfortunato con a carico un figlioletto che ama moltissimo e che protegge da tutto e da tutti nella America reaganiana, che alla fine riesce a realizzare il proprio "American Dream". Le disgrazie a ripetizione che occorrono al povero Chris Gardner (interpretato da Will Smith) sono quasi tragicomiche, al limite della verità. Manca la profondità dei rapporti umani e la storia dell'abbandono con la moglie non è sviluppata al massimo. C'è molta freddezza tra i coniugi e basta una telefonata della moglie per far finire un matrimonio. Gardner non sembra quasi toccato da questo evento, e poi è inspiegabile come una madre abbandoni liberamente il proprio figlio così, lasciandolo solo con un padre che non sembra avere ne arte ne parte fino a quel momento del film. Bravo Jaden Smith nel ruolo del figlio, una vera sorpresa. Ma non si può imputare nulla sulla scelta della storia e sulla sceneggiatura al nostro Gabriele Muccino, perchè queste due sono a carico degli autori americani, che hanno imposto il proprio modello. Il regista non sfigura dietro la macchina da presa. La regia è quella tipica "mucciniana", come anche la fotografia, che regala una piccola impronta europea alla solita pellicola americana...

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