Conferenza stampa affollata al
Cinema Odeon di Milano per l’anteprima di "
Tutta la Vita Davanti", il nuovo film del regista livornese Paolo Virzì (che firma il soggetto e la sceneggiatura insieme a Francesco Bruni) in uscita nelle sale venerdì 28 aprile. Liberamente ispirato al libro “
Il Mondo Deve Sapere” di Michela Murgia, edito da
Isbn, il film affronta il tema caldissimo del precariato, la triste parabola dei numerosi giovani che, dopo aver ottenuto la laurea, magari in filosofia, come la bella e brava Marta (un’efficacissima Isabella Ragonese) si trovano costretti ad addentrarsi nell’universo quasi surreale dei call center o altri ameni non-luoghi. “
Il libro ci ha dato un aiuto essenziale alla costruzione narrativa del film” esordisce Virzì, simpaticamente fluviale, come al solito, nello spiegare tutti i retroscena della lavorazione. “
Avevamo qualche idea ma poi l’esperienza di Michela, raccontata in presa diretta, ci ha convinto a ricalcare in parecchi snodi della storia ciò che lei aveva vissuto: il lavoro senza garanzie in un call center, il balletto iniziale di auto convincimento che la coach fa fare alle dipendenti ogni mattina per motivarle a produrre e raggiungere il target, una certa organizzazione umana e burocratica del lavoro, e tanti altri aspetti. Io lo definirei un film allegramente apocalittico per quello che descrive. Al di là del lavoro interinale o sub umano dei call center a noi premeva dare anche uno spaccato di una certa contemporaneità urbana: la Roma che filmiamo è popolata da gente un po’ strana, i centri commerciali sembrano collocati in una piazza di Zurigo e non alla Garbatella, il tessuto connettivo che teneva unite le persone, a cominciare dalla solidarietà operaistica di un tempo, risulta completamente sparito. A trionfare, anche nei più piccoli, è il Grande Fratello”. Sulla decisione di chiudere il film in maniera quasi nera Virzì è molto chiaro: “
Lo spirito tenebroso e nero del finale ci è venuto in maniera spontanea. Anche se finisce con una nota di cauto ottimismo – quattro donne che si ritrovano a mangiare pollo arrosto e patate parlandosi con il sorriso sulle labbra – ci eravamo accorti che il timbro pessimistico si era conquistato molto spazio all’interno della storia. Ma in fondo mi piace pensare che, pur senza volerlo, ci siamo rifatti a film come L’Appartamento di Billy Wilder, dove si descrive il protagonista come un poveretto stritolato da una dimensione impiegatizia anonima e meccanica. Oppure pensiamo alla fine che fa Gloria Swanson in Viale del tramonto. Diversamente dal solito, nel caso di Tutta la vita davanti, ho voluto essere più presente con la macchina da presa. Ho girato con strani grandangoli, con movimenti di macchina tipici del musical e ho voluto affidare la direzione della fotografia a Nicola Pecorini, che l’ha curata, ad esempio, per Paura e Delirio a Las Vegas di Terry Gilliam. Con quella luce così iperbolica e iperrealistica volevo rendere l’atmosfera di un surrealismo giocoso ma anche tragico. Credo di esserci riuscito”.
27/03/2008, 09:00
Riccardo Lascialfari