Nella primavera 2012, sull'Everest, Simone Moro tenta un'impresa mai realizzata prima: il concatenamento della montagna più alta del mondo con il vicino Lhotse.
È questo lo spunto di partenza del
documentario di Alessandro Filippini e Marianna Zanatta, "Exposed to dreams", ma il punto di arrivo è mutato completamente quando Moro si è trovato di fronte la folla di persone che stava tentando la scalata. A quota 7500 metri una lunghissima, e per forza di cose quasi immobile, fila di circa 180/200 persone ha reso impossibile la sua impresa, che doveva essere realizzata senza ossigeno e quindi nel minor tempo possibile.
Moro si è quindi trasformato, grazie anche alle sue capacità di pilota, in fondamentale aiuto per i soccorsi: l'affollamento e l'inesperienza ha portato alla morte di numerosi tra quegli scalatori improvvisati, e al suo ritorno a casa si è voluto confrontare con l'amico e storico alpinista bergamasco Mario Curnis.
Ignaro della situazione, e convinto che - tutto sommato - la montagna sia sempre uguale a se stessa, Curnis inizialmente scherza - "L'Everest è sempre alto?" - ma piano piano capisce quanto grave e pericolosa sia diventata la situazione in quei luoghi. Una tendenza pericolsamente in aumento, un problema per gli scalatori veri ma anche e soprattutto per lo sfruttamento del territorio.
03/05/2013, 11:00
Carlo Griseri