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CANNES 67 - Asia Argento e il suo terzo film


Le ragioni e la nascita di Incompresa. Il film della regista e attrice che ha dichiarato di non voler più recitare ma soltanto dirigere.


CANNES 67 - Asia Argento e il suo terzo film
Asia Argento e Giulia Salerno sul set di "Incompresa"
Asia Argento è arrivata sulla Croisette con un annuncio importante da fare: basta con la recitazione, la parentesi lunga quasi 30 anni della sua vita si è conclusa. Dirigere è ciò che la ispira di più e a cui vuol dedicare il resto della sua carriera. Non stupisce che una decisione del genere arrivi quindi con un film così personale come "Incompresa", la sua terza regia, in cartellone in Un certain regard.

"Da dove sei partita per costruire il film di cui hai anche scritto la sceneggiatura?"
"L’ho pensato come un album dei ricordi, quando si comincia a guardare una vecchia raccolta di foto e non si riesce più a smettere. Incompresa è basato sullo sguardo di Aria, una bimba di nove anni che cerca di farsi accettare dai suoi genitori per poi trovare il suo posto nel mondo. Per costruire la sua infanzia ho ripescato nella mia, ambientando il film negli anni 80, quando anche io ero bambina. In un certo senso Incompresa è un romanzo di formazione al contrario, in cui sono gli adulti che necessitano di essere formati o destrutturati per ritrovare la propria strada. Liberarsi dalle sovrastrutture che si sono appiccicati addosso per tornare alla forma piu’ pura di se stessi, quando erano giovani come Aria".

È sempre difficile girare con i bambini. In piu’ tu hai coinvolto anche la tua figlia maggiore, Anna Lou. Che esperienza è stata?
"Due mesi prima delle riprese ho invitato tutti i bambini che sarebbero apparsi nel film a casa mia per un week end. Era il modo più facile e immediato in cui potessero far gruppo, conoscersi ed entrare in sintonia. È stato utilissimo anche per me: ho potuto ascoltarli, scoprire le loro personalità e sulla base di queste osservazioni fare le dovute correzioni allo script. Molti di loro, mia figlia inclusa, non avevano mai recitato prima, e davanti alla macchina da presa erano come pagine bianche in attesa di essere scritte".

Avevi gia’ in mente Charlotte Gainsbourg quando hai scritto il ruolo della madre?
"Assolutamente. Da ragazzina ho visto L'effrontée - Sarà perché ti amo? di Claude Miller e mi sono innamorata di lei come artista. Da quel momento in poi l’ho vista come una sorella putativa. Sognavo di dirigerla fin dal mio primo film, Scarlett Diva, quando un giornalista mi chiese ‘Se non avesse recitato lei nel film, chi avrebbe voluto nel suo ruolo’. Io risposi Charlotte senza nessuna esitazione".

Nel film c’è un omaggio al film di Luigi Comencini non solo nel titolo ma anche in una scena in cui vediamo alcune sequenze del classico del ’66. È un’opera che ami particolarmente?
"Da bambina ne ero letteralmente ossessionata. Ogni ragazzino sente di non essere completamente capito vuoi dai genitori, dagli amici o dai professori. Un senso di solitudine che è come una ferita aperta ed universale che fa parte di un certo periodo dell’infanzia. Comencini ha trattato questo tema in modo superbo. Sulla base di questa stima ho deciso di prendere in prestito il titolo, ma le similitudini tra le due pellicole finiscono qui. Aria non vuole accettare il modo di comportarsi dei suoi genitori, troppo occupati a pensare a se stessi o alle altre sorelle. Una vive nel mito del padre, l’altra è la luce degli occhi di sua madre. Lei vorrebbe essere solo se stessa, ed essere amata solo per questo".

Da Cannes Valentina Neri

24/05/2014, 10:00