Fondazione Fare Cinema
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Note di regia di "Del Mio Paese Popolato come un Poema"


Note di regia di
Sono stata invitata dall’Università di Perugia a creare un evento che celebrasse il centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini e che coinvolgesse gli studenti del Laboratorio Teatrale Universitario da me condotto ed al suo primo anno di attività.

Ho sempre sentito un legame sentimentale con Pier Paolo Pasolini con la sua ribellione poetica e sociale che lui incarnava autenticamente, per questo mi sono avvicinata a questa proposta con un senso di gratitudine enorme e allo stesso tempo con un intento quasi mistico: cercare di evocare il suo spirito in me mentre cercavo di celebrarlo e nelle persone e nei luoghi che avrei incontrato mentre lo facevo.

Per questo ho cercato di costruire un’esperienza che in qualche modo lo portasse in vita, che le sue parole e i suoi significati si materializzassero.

Ci siamo spostati in periferia per provare ad incontrarla nelle sue comunità e nella sua geografia, così da liberare il dono, il risultato finale, dalla responsabilità di contenere tracce dello spirito di Pasolini, e che il processo per arrivarci sarebbe stato abbastanza autentico da potersi considerare un dono.

Ci sono stati 5 incontri esplorativi di alcune zone di Ponte San Giovanni che hanno coinvolto le persone che volevano partecipare, a farci da bussola sono state alcune considerazioni artistiche e sociali che potevano ritrovarsi in diversi testi e interviste e film di Pasolini, ho immaginato come tradurle in esperienze attraverso l’uso di pratiche teatrali.

Da questi incontri sono emerse delle tracce narrative e delle figure iconografiche che in qualche modo evocavano l’anima poetica che incontra il mondo urbano contemporaneo, simbolo di forti contraddizioni sociali. La selezione dei testi è arrivata in maniera naturale, ho scelto il teatro perché è stata l’ultima forma linguistica a cui lui si è affacciato verso la fine della sua vita, dopo aver testimoniato la fine delle lingue sincere che abitavano l’Italia prima dell’avvento della televisione; Bestia da stile è la sua opera teatrale più autobiografica, nelle parole del protagonista Jan si possono riscontrare i suoi pensieri e i suoi sentimenti nel corso della sua vita, mentre in Calderòn si sviluppa la sua critica sociale e come lo sguardo delle società borghesi riesca a costringere l’anima libera degli individui in ruoli predeterminati dai luoghi e dalla condizione di appartenenza.

Speravo di trasformare alcune visioni doloranti del nostro tempo attraverso la libertà dello sguardo del poeta e di farle abitare anche nel cemento abbandonato.

>I>Vittoria Corallo