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INFINITI - "L'ispirazione leopardiana per raccontare l'amore"


INFINITI -
Cristian De Mattheis con "InFiniti" racconta una storia d'amore e le sue difficoltà lasciandosi ispirare dalle composizioni poetiche di Giacomo Leopardi. Il film è al cinema dal 21 settembre prodotto e distribuito da A.C. Production di Michele Calì.
Abbiamo intervistato il regista.

Un film di ispirazione leopardiana.

Sì, ma diciamo subito che non è un film su di lui! Lo utilizziamo come il tipico spazio incantato su cui si incontrano i personaggi, visitiamo i suoi territori sia fisicamente (con le riprese dall'alto) sia metaforicamente.
Il film nasce come concept dalla poesia "Infinito", che diventa plurale perché parliamo di una coppia. Ci sono una serie di giochi che mi sono divertito a inserire: il titolo ad esempio è sempre scritto maiuscolo, sia la "I" sia - per alcuni tratti, senza "in" - la "F" di "finiti".
C'è anche un gioco sul simbolo dell'infinito, sull'8 di Mobius che è una forma geometrica che mi ha sempre appassionato. Come le formiche di Escher, in un’incisione del 1963, che camminano indefinitamente sul nastro percorrendone tutta la superficie.
Per me è anche una metafora della vita della coppia, che nella nostra storia alla vigilia del matrimonio scopre una verità nascosta per molto tempo che cambia le carte in tavolo.

Fin dall'inizio la voce fuori campo ripete che si tratta di una storia d'amore.

Mi interessava raccontare le difficoltà dei sentimenti, come all'interno di un meccanismo perfetto come una coppia con un programma di vita preciso ci possa essere sempre un segreto inconfessato capace di cambiare tutto.
Nel mio piccolo ho voluto dare il mio contributo al tema: è una sfida parlare d'amore ma è fondamentale, il nostro è molto semplice ma credo anche molto significativo.
Ci sono cinque personaggi non in cerca d'autore ma di una loro realtà, che si girano intorno e possono entrare o uscire dalla vita dell'altro, le possibilità sono molteplici.

Presentiamo i cinque attori che ha coinvolto.

Con Francesca Loy avevo già lavorato nel mio film precedente, "Un amore così grande": mi piaceva il suo essere molto bella ma anche capace di grande espressività, soprattutto nella malinconia. Il suo è stato un lavoro importante perché si è mantenuta su un tono realistico, è stata anche molto brava a mettere in gioco i suoi sentimenti.
Federico Le Pera mi è sempre piaciuto a teatro, ci siamo sfiorati in qualche fiction in passato: la cosa più importante è stata la chimica di coppia tra loro due.
Ignazio Moser è stato una sorpresa per me, non volevo un attore per quel ruolo perché non è molto dialogato: serviva una fisicità importante, sono molto contento di come ha lavorato.
Gabriele Rossi è un attore molto navigato, mentre Michela Persico era nuovissima all'esperienza del cinema: l'ho scelta non per le sue capacità attoriali ma per quello che mi comunicava, lei è la cattiva del film e credo abbia sia il fisico del ruolo sia uno sguardo che non serve commentare.
E' un film basato molto sui silenzi, i personaggi si osservano da lontano.

InFiniti ha il pregio di valorizzare luoghi poco visti al cinema.

E' una cosa a cui tengo molto, a parte "Il giovane favoloso" e qualche servizio tv si sono visti pochissimo. Abbiamo girato a Recanati nel museo civico e siamo stati la prima troupe cinematografica a entrare nel Parco dell'Ermo colle.
Per il resto della storia sono molto contento di aver scelto la provincia veneta, Grezzana e Sona in particolare, posti meravigliosi e bellissimi con una grande storia ma poca visibilità.

22/09/2023, 11:09

Carlo Griseri