Fondazione Fare Cinema
!Xš‚‰

Note di regia di "C'e' ancora domani"


Note di regia di
In balìa di un marito padrone e di un suocero canaglia, prigioniera del focolare, paladina del cortile, Delia ha come unica aspirazione il matrimonio imminente della sua primogenita, figlia prediletta e suo unico grande amore, per la quale nutre speranze di una vita agiata e serena. Sembra una delle trame -sempre un po’ sinistre- di molte fiabe per bambine e invece è storia, piuttosto consueta, di una famiglia italiana qualunque, nella seconda metà degli anni ’40. Uno schiaffone in pieno viso e via, come se niente fosse. Avevo in mente quest’immagine e il desiderio di mettere in scena, attraverso Delia, le donne che ho immaginato dai racconti delle mie nonne; vicende drammatiche, narrate con la volontà di sorriderne, storie di vite dure, condivise con tutti nel cortile. Gioie e miserie, tutto in piazza, tutto insieme sempre. In quei racconti c’erano le donne comuni, quelle che non hanno fatto la storia, che hanno accettato una vita di prevaricazioni perché così era stabilito, senza porsi domande. Questo è stato. Questo, a volte, è ancora. Leggendo con mia figlia un libro per bambine sulla storia dei diritti delle donne, ho trovato il riscatto di Delia, il finale di questo racconto, costruito passo dopo passo insieme ai miei inseparabili compagni di viaggio Furio e Giulia, che per primi mi hanno compresa, incoraggiata, stimolata. E si sono fidati di me. Questo mio primo film è stato possibile grazie alla fiducia. Quella di Mario e Lorenzo che, incauti, tempo fa mi dissero: “Quando ti sentirai pronta per il tuo debutto alla regìa, lo faremo insieme” e che non hanno battuto ciglio quando anni dopo ho proposto loro di produrre uno spericolato film d’epoca - in bianco e nero- che tratta prevaricazione e violenza- “ma che secondo me a tratti è divertente...credo.” Ho avuto la fiducia di ogni reparto artistico e tecnico, di una squadra eccellente che ha lavorato ogni giorno con cura e passione, di un cast portentoso fino al più piccolo ruolo, in grado di passare da un registro all’altro con stupefacente agilità. Ho avuto la fiducia di Valerio, che ha deciso di mettere il suo infinito talento al servizio di questa storia e ha accettato di interpretare questo individuo infame dopo il mio primo racconto al bar; di Emanuela, che con la sua eccezionale capacità di alternare lieve e grave e una dedizione meticolosa, mi ha aiutata ad approfondire ogni singola sfumatura; di Giorgio Colangeli, in scena con la gentilezza e la forza prorompente dei grandi maestri; di Vinicio, che alla domanda: “L’hai letto?” mi ha risposto: “No Pa’, l’ho proprio visto”. La grazia e le grandi doti interpretative di Romana Maggiora Vergano hanno consentito di rendere amabile una ragazza tanto dura e di mettere in scena l’inquietudine e la fragilità del personaggio di Marcella, motore e meta del viaggio di Delia. Delia non vale niente, così le hanno insegnato. Ma una lettera con sopra il suo nome e l’amore per sua figlia le accendono il coraggio per cambiare le cose. Ho tentato di immaginare cosa abbiano provato quelle donne, quelle reali, nel ricevere una lettera in cui qualcuno - tanto più importante dei loro aguzzini domestici- certificava il loro diritto di contare. Con “C’è ancora domani” ho voluto raccontare le imprese straordinarie delle tante donne qualunque che hanno costruito, ignare, il nostro paese. Delia è le nostre nonne e bisnonne. Chissà se abbiano mai intravisto un “domani”. Per Delia un domani c’è. È un lunedì, ed è l’ultimo giorno utile per cominciare a costruire una vita migliore.

Paola Cortellesi