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Note di regia di "Peripheric Love"


Note di regia di
Al cuore di Peripheric Love c’è la storia di un amore che una gravidanza inaspettata mette in crisi ma che poi, ‘miracolosamente’, ricompone. È l’amore tra Giorgio e Maria, persone semplici e genuine, ed entra in crisi perché uno e l’altra si sentono sopraffatti dai desideri, dai bisogni e dalle paure dell'altro, in un contesto marcato da un ordine sociale che genera confusione, paura, marginalità, difficoltà di sentirsi a pieno titolo parte della comunità. Una realtà che tende a generare una chiusura in sé stessi e la sostanziale incapacità a sostenere con vitalità e calore le proprie relazioni. Questa condizione influenza soprattutto il personaggio di Giorgio, incapace - per cultura e formazione, ma anche per paura - di accettare qualcosa che quando non si spiega diventa inaccettabile. Maria lo sa, e si costringe a nascondere all’uomo che ama la cosa più grande e più bella che le sta succedendo: lei è incinta nonostante Giorgio sia caparbiamente convinto di essere sterile.In questa situazione ciascuno dei due protagonisti è spinto a cercare altrove la tenerezza e l'ascolto che non trova più nel coniuge, e si dischiude quindi a relazioni con nuovi confidenti. Nell’ambiguità che si apre in questo gioco di relazioni, la futura nascita è l’ancoraggio che si offre loro, è la possibilità di cambiamento e rinnovamento, un ‘miracolo’ potenzialmente insito in ogni nascita e il segno della possibilità di dare un futuro alle cose. Il film aspira a portare il mistero della nascita nella sua misura umana e terrena, quella che finisce per attribuire alla natività un valore simbolico ‘rivoluzionario’.
Peripheric Love è inscritto in un contesto sociale che Torino forse rappresenta meglio di altre città italiane, quello della classe operaia, dell'immigrazione, delle differenze di classe, e ci parla di paure e di desideri inespressi in un mondo in cui chi sta nel basso della scala sociale è forzatamente precario, instabile, cittadino a metà. Ma il film ci parla anche di amore, di fede in quello in cui si crede, di saggezza sorgiva e naturale nelle difficoltà (Maria), che si contrappone alla tendenza a sentirsi sconfitti, a lasciarsi andare (Giorgio). Si capisce che di fronte alle pressioni quotidiane, l'attenzione verso l’altro e la tenerezza acquistano una dimensione essenziale, per quanto difficile e faticosa.
Il film si indirizza quindi verso una narrazione che oscilla tra tensione drammatica e forza poetica, con uno sviluppo narrativo e un lavoro sui dialoghi che offre ai protagonisti una gamma di sfumature e una profondità piscologica che li rende credibili e li porta vicino a noi, anche quando si distaccano da una dimensione realistica e assurgono a figure simbolo, quasi eroi-campioni che portano ad un livello fortemente emblematico tensioni e paure ampiamente diffuse ma difficili a ‘dirsi’, nella nostra esperienza di vita e di relazione.
Questa componente poetica prende forza anche attraverso i personaggi secondari, che definiscono un contesto che è al tempo stesso realistico, psicologico e culturale, dove la differenza di classe è la condizione di normalità che appartiene ad ogni sistema sociale che gli uomini finiscono per determinare. Questa condizione sbilanciata ed eticamente discutibile non impedisce tuttavia di disseminare tracce di sofferenza e di fatica di vivere ad ogni livello sociale, e ogni singola individualità, indipendentemente dal ceto e dalla condizione economica, si trova a verificare lo scarto che esiste tra la propria realtà e i propri desideri, come accade alla coppia Laura e Andreas Brandt. In questo contesto, comunque, si aprono sempre spazi imprevedibili di solidarietà e comprensione (Arlette e Salvatore, ma anche il piccolo figlio della famiglia Brandt) che alimentano in continuazione la speranza che ognuno incontri nel suo cammino chi lo aiuterà a riuscire ad essere se stesso.
Con queste premesse il film si sviluppa coerentemente verso un finale che risolve i conflitti e le tensioni. L’arrivo di un bimbo diventa l’elemento simbolico per dare senso alla possibilità di un cambiamento. Il cambiamento annunciato determina la crisi ma poi la ricompone, perché nel contempo c’è stato un percorso che ha spostato le priorità e ha permesso ai protagonisti di abbandonarsi ai loro sentimenti, trovando sé stessi.

Luc Walpoth