Speciale Sfogliando un Film 2011 - Pietro Marcello: "Il documentario
è il mezzo più accessibile per fare film e anche quello che ti offre
la maggiore libertà, basandosi tutto il lavoro sull'imprevisto"


Speciale Sfogliando un Film 2011 - Pietro Marcello:
"Il documentario è il mezzo più accessibile per fare film e anche quello che ti offre la maggiore libertà, basandosi tutto il lavoro sull'imprevisto". Con queste parole il regista del premiatissimo “La Bocca del Lupo” è intervenuto a Catanzaro in occasione dell’appuntamento inaugurale della rassegna cinematografica “Sfogliando un Film”, giunta quest'anno alla sua quarta edizione, organizzata dall'Associazione Culturale “Otto e Mezzo” - a cura di Antonio Capellupo - per conto della Biblioteca Comunale “F. De Nobili” e con il sostegno dell'Assessorato alla Cultura del Comune. La manifestazione ha raccolto il consenso di un pubblico attento e numeroso a conferma della bontà di un progetto che intendere approfondire ed analizzare i sottili legami tra cinema e letteratura.

La proiezione de “La Bocca del Lupo”, autentico caso cinematografico della passata stagione, - affiancata per l’occasione dalla presentazione del libro “Genova di Tutta la Vita”, a cura di Daniela Basso, che ha accompagnato l'uscita in home video del film - in tal senso ha rappresentato una vera e propria scommessa per il coraggio che il regista casertano ha dimostrato nel voler rompere ogni barriera tra documentario e cinema di finzione. La storia d'amore sui generis tra Enzo e Mary - due persone che, dopo aver vissuto l'esperienza del carcere, si ritrovano a coronare il loro sentimento in una casetta in collina – ha colpito la sensibilità degli spettatori calabresi, gli unici che ancora non avevano avuto l’opportunità di vedere il film.

Il giovane regista casertano Pietro Marcello, incalzato dalle domande di Antonio Capellupo, al termine della proiezione ha raccontato alcuni aneddoti legati alla realizzazione di quello che è stato definito dalla critica internazionale come un “poema visivo”. "Il nostro obiettivo fin dall’inizio è stato quello di voler fare qualcosa di importante per gli altri e di certo non ci aspettavamo un tale riscontro" - ha detto -. "E' stato un vero e proprio travaglio, perché è un film che non nasce dalla scrittura, bensì dal montaggio che è stato il momento più adrenalinico di tutto il lavoro. La ricerca del materiale d’archivio ci ha tolto via quasi cinque mesi e abbiamo montato il tutto parallelamente al girato".
La Bocca del Lupo” è permeato anche da una “genovesità” che è presente nelle immagini dei vicoli e nei vecchi filmati di repertorio: "Sono rimasto affascinato da quella Genova che oggi non c'è più" - continua Pietro Marcello -. "E’ sempre stata una città dell’accoglienza, circondata dal mare che accoglie e trascina. Basta citare l’esperienza di Quarto dei Mille per dire che l’Italia è partita da lì con le migliori aspettative". Nel film si evidenziano forti legami sia con la pittura che con la letteratura. Del resto lo stesso Marcello è diventato autore di cinema dopo una formazione da pittore “modesto” e cinefilo autodidatta. "Il cinema spettacolare si è trasformato nel tempo e forse la relazione con la pittura sta scomparendo" - prosegue l'ospite -. "Eppure molti maestri sono partiti dal disegno, basta citare Antonioni o Fellini. Allo stesso modo pochi autori italiani, dopo Pasolini, hanno conservato un rapporto con la letteratura all'interno della quale sono custodite le nostre radici. Forse con il dopoguerra ed il boom economico il nostro Paese è cambiato e gli italiani sono diventati più brutti".

Pietro Marcello racconta così la scelta del documentario come mezzo di indagine sulla realtà: "La scommessa era quella di far convivere la grande storia ciclica di Genova con la piccola storia d'amore di due “invisibili” come Enzo e Mary. Credo molto agli attori naturali che, con il loro viso, possono raccontare una storia" – conclude -. "Girare per strada è diventato molto faticoso, perché non c’è più armonia ed è sempre più difficile raccontare il presente e le sue comodità. Del resto, la realtà nel cinema è sempre filtrata, perché la vita quotidiana è fatta di malvagità e ipocrisia".

Sfogliando un Film” proseguirà il 22 febbraio con un altro ospite d'eccezione come Mario Sesti - critico, regista e tra i più affermati operatori culturali italiani - che con “La Voce di Pasolini” è riuscito a catturare, attraverso le immagini, il pensiero del grande intellettuale bolognese scomparso trentacinque anni fa.

26/01/2011, 20:36

Domenico Iozzo