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PESARO 60 - Enzo D'Alò: "Amo tutti i miei personaggi"


Il regista e animatore è alla Mostra del Nuovo cinema per presentare in piazza il suo "Mary e lo spirito di mezzanotte"


PESARO 60 - Enzo D'Alò:
Enzo D'Alò è ospite della Mostra del Nuovo cinema per presentare in piazza il suo "Mary e lo spirito di mezzanotte".

"In ogni film mettiamo molto di noi, è quindi inevitabile tornare un po' sugli stessi temi perché la mente che c'è dietro è la stessa. Questo film non è tanto sulla perdita, per me (il tema c'è e spesso viene fuori anche nei dialoghi con il pubblico), racconta soprattutto la speranza, c'è sospesa l'idea di ciò che rimane dopo la morte, ovviamente non dò risposte ma secondo me qualcosa resta, anche se non so cosa".

La storia parte dall'Irlanda, dalla penna di Roddy Doyle. "Sì, una storia autobiografica legata alla sua famiglia: in Irlanda il rapporto con i fantasmi è molto diverso che da noi, che subito pensiamo a storie dell'orrore. Loro ci parlano, sono felici di incontrare ancora qualcuno di famiglia, anche se è morto! Con Roddy il rapporto è stato ottimo, ha molto amato il lavoro che ho fatto e ha anche collaborato, scrivendo qualche dialogo e i testi delle canzoni: mi piaceva l'idea di inserirlo in un cameo nel film, e lui è stato felice di farlo".

In questo come in tutti i suoi film precedenti la musica ha un ruolo speciale. "Nasco musicista, anche se non ho mai studiato musica, e per me la musica nel film è fondamentale: mi piace cesellare con chi si occupa della colonna sonora ogni momento, faccio loro leggere la sceneggiatura prima di iniziare il lavoro e chiedo di darmi un estratto di ciò che stanno creando perché io lo possa usare come guida nei disegni e nello sviluppo. Poi ovviamente le cose cambiano, quei pezzi li modifico io stesso o chiedo loro di adeguarli ma sono una traccia fondamentale per me".

L'animazione potrà diventare qualcosa di più che cinema per bambini, da noi? "Io sono ottimista, credo che l'animazione giapponese in questi anni abbia aiutato molto in tal senso a farne capire le potenzialità. Non credo sia un genere per bambini, anzi come ha dichiarato Guillermo Del Toro quando ha vinto l'Oscar per "Pinocchio" non credo proprio sia un genere, ma una tecnica. I bambini capiscono molto di più di quello che vogliamo pensare, semplificare troppo le cose per loro non credo sia la strada giusta".

Da Rodari a Sepulveda, da Collodi a Doyle: nella sua carriera ritornano i grandi autori. "Spesso ho trovato ispirazione dalla grande letteratura, vero: tutto nasce dal profondo rispetto verso gli autori che ho come lettore, anche se non affronto mai un libro pensando di farne un film. Inizio come tutti a immaginare luoghi e personaggi nella mia mente, e solo a un certo punto magari mi capita di pensare che sarebbe bello farne un film: leggere è fondamentale, anche per capire meglio i film, siamo tutti registi delle nostre storie quando abbiamo un libro in mano".

"Cerco sempre - conclude D'Alò - il punto di vista di un bambino quando scrivo la storia, un punto di vista non giudicante: amo ogni mio personaggio e non troverete mai - spero - in un mio film qualche sguardo dall'alto, una cosa che ho sempre amato ad esempio anche nel cinema di Fellini".

20/06/2024, 16:42

Carlo Griseri